L'uva è ancora sui tralci, a maturare sotto il sole, cullata dalle brezze marine che dalla costa raggiungono la vallata di Siddùra. Intanto in cantina fior di professionisti, enologo e assistenti, disegnano il futuro della nuova annata. C'è attesa per la nuova edizione di Maìa, pluripremiato vermentino di Gallura, per il cannonau riserva Fòla e per il rosè Nudo, fresco di Diamante al concorso International Wines Guide Competition di Monaco. Lo stile Siddùra è costantemente alla ricerca di migliorie, affinamento, soluzioni per produrre un vino d'eccellenza per consumatori consapevoli ed esigenti.
Le vinificazioni sono continue prove di sperimentazione per accrescere la qualità.
La vendemmia arriverà in anticipo. Forse già alla fine di agosto, e l'attesa per una buona annata è giustificata: quest'anno c'è una bella e importante novità in cantina. Il mosto inizierà a trasformarsi in vino e a fermentare direttamente nei tini tronco-conici in legno di rovere con le doghe piegate a vapore per non incidere troppo e lasciare la naturalezza del vino.
Un passo avanti oltre la già efficace prassi della fermentazione in fusti d'acciaio e poi affinamento e invecchiamento nelle migliori botti francesi di quercia. Innovazione che si aggiunge a innovazione, dunque, grazie a una collaudata tecnologia recuperata dal passato, ma con le attuali conoscenze e tini di nuova generazione. Gioielli di fine fattura che ora fanno parte della strumentazione di punta di Siddùra. Permette intanto un arricchimento del mosto in termini di aroma vanigliato. "Il vino parte con la fermentazione già a contatto del legno, acquisendo una serie di proprietà tra cui sentori di vaniglia; questo sistema riduce l'asprigno e conferisce quella stabilità che ci permette anche di ampliare il potenziale per l'invecchiamento di rossi e di bianchi", spiega Massimo Ruggero, amministratore delegato dell’azienda.
Siddùra ha già sul mercato vini rossi ma anche bianchi che hanno un invecchiamento invidiabile. La lavorazione del vino con i tini tronco- conici contribuisce anche all'abbattimento dell'impatto ambientale perché c'è un minor dispendio di energia.
"C'è una continua illusione di essere innovativi. In realtà periodicamente si torna sempre indietro – confessa il numero uno della cantina - Si cercano le sicurezze che rappresentano il carattere e l'identità del consumatore. Quindi l'innovazione è un andare avanti con lo sguardo rivolto a 30-40 anni fa, sul solco della tradizione e partendo dai vitigni autoctoni, gioielli della nostra enologia e lo straordinario patrimonio che ci hanno lasciato i nostri padri".
Le premesse per tenere d' occhio l'annata "duezeroduezero" di Siddùra ci sono tutte.
In collaborazione con:
Siddùra