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Ciclone Cleopatra, dopo 7 anni ferita ancora aperta

Al palo i piani di messa in sicurezza. Processi ancora aperti

DI GIAN MARIO SIAS

La ferita non si rimargina. Sette anni non sono bastati a cicatrizzare il dolore di chi ha perso i propri cari, la casa, l'attività. Il disastro vive ancora nei ricordi di Olbia, della Gallura, della Sardegna intera. Tutto questo tempo non è bastato per stabilire una verità giudiziaria, o per correre ai ripari, per far sì che una sciagura simile non ricapiti più. Il 18 novembre 2013 il ciclone Cleopatra affondò la Sardegna. Olbia fu l'epicentro. Famiglie spazzate via, quartieri cancellati, strade e ponti crollati. Sono passati sette anni da quell'alluvione che uccise in tutta l'Isola 19 persone, da quei momenti drammatici e dai giorni a seguire, con la disperazione anestetizzata in parte dalla straordinaria gara di solidarietà che coinvolse tutti i sardi.

Alla vigilia di queI tragico anniversario, il ricordo non può che andare alle vittime. Tredici in Gallura: la piccola Morgana Giagoni, 22 mesi appena, e la madre 42enne Patrizia Corona; Francesco Mazzoccu, di 37 anni e il figlio Enrico di 3anni; Anna Ragnedda, 83 anni, e Maria Massa, di 88. Arzachena piange ancora Isael Passoni, Cleide Mara Rodriguez, Weriston Isael Passoni e Leine Kellen Passoni: un'intera famiglia morta nello scantinato allagato di una villetta dove vivevano. Il crollo della provinciale 38, a Monte Pino, uccise invece Bruno Fiore, la moglie Sebastiana Brundu e la consuocera Maria Loriga. Cleopatra colpì duro anche in altre zone della Sardegna. E l'elenco dei morti si allunga: Maria Frigiolini, 80 anni di Torpè; il poliziotto Luca Tanzi, 40 anni di Nuoro; Vannina Figus, 64 anni di Uras; Giovanni Farre, di 61 di Bitti (mai ritrovato); Luisa Pisanu, 42 anni di Guasila. E poi c'è anche Pasqualino Contu di Orosei: la sua azienda andò distrutta e lui per disperazione si tolse la vita.

Si calcolarono danni per 660 milioni di euro, oltre a quelli necessari per mettere l'Isola al sicuro. A Olbia il Piano di messa in sicurezza della città è ancora al centro delle controversie politiche. Anche nei giorni scorsi centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 Stelle si sono attaccati a mezzo stampa. "Piano Mancini" o no? Dopo anni di muro contro muro, Regione e Comune cercano faticosamente di accordarsi e recuperare il tempo perduto, chiudendo almeno uno dei conti aperti da sette anni.

L'altro conto, con la giustizia, è ancora aperto. Una settimana fa la Corte d'Appello di Sassari ha riaperto l'istruttoria sui disastri di Olbia. Il 16 dicembre il collegio presieduto dalla giudice Plinia Azzena affiderà una perizia tecnica su quanto accaduto in città. In primo grado l'allora sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli, e i dirigenti comunali Antonello Zanda, Gabriella Palermo e Giuseppe Budroni furono assolti dall'accusa di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Accogliendo le richieste di Procura generale e parti civili, i giudici riascolteranno nove testimoni. Tra gli altri processi non ancora arrivati a sentenza, c'è quello che riguarda il crollo di Monte Pino. Nel frattempo la strada è diventata un monumento alle incompiute e ai paradossi di tutta questa vicenda. La Procura di Tempio Pausania ha messo sotto sequestro il cantiere: a inizio maggio una parte della costruzione era crollata. Di nuovo. Come sette anni fa.
   

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