(ANSA) - ROMA, 26 NOV - La crisi Covid ha rafforzato le
potenzialità della categoria dei consulenti del lavoro: un
campione rappresentativo intervistato nell'anno più buio
dell'economia italiana, il 2020, ha reso noto d'esser riuscito a
superare indenne la fase difficile, laddove "il 29,9% ha visto
crescere il fatturato, il 23,6% il numero dei clienti e il 22%
il valore medio degli incarichi". A rivelarlo l'indagine
"Progettare il futuro: scenari di evoluzione della professione
del consulente del lavoro nel dopo pandemia", promossa
dall'Enpacl (la Cassa previdenziale della categoria) e
realizzata sugli iscritti all'Ordine dalla Fondazione studi dei
consulenti del lavoro, presentata nel corso degli Stati generali
dei professionisti, in corso a Roma, al Palazzo dei Congressi.
"Dopo aver assistito 6 milioni e mezzo di lavoratori e un
milione e mezzo di imprese nel corso della pandemia, senza
risparmiarsi anche in orari festivi e notturni, i circa 26.000
consulenti del lavoro italiani - si legge - son pronti a
rinnovarsi e ad offrire servizi in linea con le trasformazioni
del mercato del lavoro: dalla consulenza giuridica ed economica
sui rapporti di lavoro (59% delle risposte) alla crisi di
impresa (56,6%); dal welfare aziendale (56,1%) alla sicurezza
sul lavoro (46,7%), passando per l'organizzazione del lavoro
(45%), la selezione, formazione e le politiche attive (44%)".
(ANSA).