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Migranti: mons.Perego, da Ue serve scatto politico e di umanità

"I morti in mare sono i morti dell'indecisione e del rinvio"

    Le recenti vittime nel Mediterraneo "sono i morti della indecisione, sono i morti del rinvio, sono i morti di accordi che sono di deresponsabilizzazione". Lo denuncia, in un'intervista a Vatican News, mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, che dopo aver guidato Migrantes come direttore per circa nove anni, ci torna da presidente della Fondazione e della Commissione Cei per le migrazioni. A eleggerlo è stata l'Assemblea generale della Cei.

    "Queste parole pesano sulla coscienza dei cristiani e delle nostre comunità e, al tempo stesso, sulla coscienza politica dell'Europa - prosegue -. Occorre, quindi, uno scatto non solo di umanità, ma anche di politica", "una politica che sia certamente di solidarietà e non, invece, di ignoranza di questi problemi".

    Sulla questione migrazioni, Perego pone sul tappeto diversi temi. "Anzitutto, c'è certamente il tema di un'Italia dove le migrazioni, checché se ne dica, si sono fermate - sottolinea -. Siamo al livello degli anni '70, con migrazioni che sono di circa sessantamila persone, mai vista una cosa di questo genere". Al tempo stesso "è una Italia che vede ritornare un'emigrazione, quindi occorre interrogarsi su questi due fenomeni in maniera seria, anche perché sono due elementi, in uno dei Paesi che ha la più alta denatalità, che certamente faranno il futuro del nostro paese".

    "Dall'altra parte, però - prosegue -, è un momento in cui abbiamo davanti agli occhi la ripresa degli sbarchi, che sono quattro volte meno rispetto al 2014-2015, quando arrivavano 150-170mila persone, oggi ne vediamo 35mila, che però segnalano un disinteresse a riprendere il discorso, soprattutto, di revisione di Dublino e di responsabilità comune dell'Europa, e su questo la Chiesa italiana è preoccupata, non si possono abbandonare le persone in mare, vedere morire delle persone".

    D'altra parte, però, "è importante che si arrivi a delle decisioni, da una parte, di redistribuzione dei migranti e dei richiedenti asilo su tutto il territorio europeo, dall'altra a una politica rinnovata con i Paesi al di là del Mediterraneo, in particolar modo, che non possono seguire ancora la linea di un accordo che è sostanzialmente stato un accordo di ignoranza e di rinnegamento dei problemi reali dei richiedenti asilo che provengono soprattutto dal Medio Oriente dal Corno d'Africa e dal Centrafrica".

    In merito alla sua elezione, aggiunge Perego, "da una parte ringrazio i vescovi che nella votazione hanno espresso il desiderio che io ritornassi come presidente, al tempo stesso ho visto, in questo, un'attenzione dell'episcopato italiano al tema delle migrazioni come uno dei temi che stanno attraversando non solo l'opinione pubblica, ma anche la coscienza e la vita delle nostre comunità cristiane".

    Quindi, "farmi ritornare, penso che sia stato anche un segno anche per dire di riprendere a rafforzare un cammino, che già era avvenuto, in un tempo in cui il cammino della Chiesa, che è un cammino sinodale, deve incontrare il cammino anche degli uomini, soprattutto degli uomini migranti che soffrono e che sono in una situazione ancora più difficile, come vediamo dalle immagini tutti i giorni".

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