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Lefebvriani, "giù le mani dalla messa in latino, abuso limitarla"

Fraternità San Pio X contro ventilato atto restrittivo del Papa

    "C'è da temere una minaccia alla Messa tradizionale?". Si sono immediatamente messi in allarme gli ultra-tradizionalisti della Fraternità sacerdotale San Pio X - i cosiddetti "lefebvriani" - dinanzi alle diverse voci e ai vari siti che sembrano ritenere probabile da parte di papa Francesco la pubblicazione di un testo per rimettere in discussione, almeno in parte, il Motu proprio del 2007 'Summorum pontificum' di Benedetto XVI: quello che autorizzava a determinate condizioni la celebrazione della messa tradizionale in latino, affermando peraltro che non era mai stata vietata.

    Tra gli elementi che accreditano le voci, spiega un articolo sul sito dei Lefebvriani Fsspx.news, c'è "una certa avversione del Papa regnante nei confronti della liturgia tradizionale", e il suo intento di non consentirne l'estensione, mostrato col fatto che alcune comunità, come i Francescani dell'Immacolata o anche Familia Christi, "si sono viste fortemente sanzionate, addirittura sciolte, a causa del loro avvicinamento alla Tradizione, e in particolare al tradizionale rito della Messa".

    Altro indizio, l'indagine sul rito "straordinario" avviata dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede nel marzo 2020 tra tutti i vescovi (una "ricognizione" confermata ieri ai giornalisti dal cardinale presidente Gualtiero Bassetti in chiusura dell'assemblea generale della Cei). Ulteriore segnale, la "stretta" sulle messe private celebrate nella Basilica di San Pietro, con "la celebrazione del rito tridentino relegata nell'armadio".

    C'è poi una "confidenza" rivolta da papa Bergoglio al cardinale Joao Braz de Aviv, prefetto della Vita consacrata, esprimendo il timore di "una certa tendenza ad allontanarsi un po' dal Concilio Vaticano II, assumendo posizioni tradizionaliste": il Papa sarebbe preoccupato che la formazione sacerdotale sia deviata, distorta, perché le "posizioni tradizionaliste" vengono insegnate ai seminaristi o ai giovani religiosi. Infine, secondo fonti romane, pare che il tema delle condizioni per la celebrazione della Messa tradizionale sia ampiamente "in discussione".

    "Se ci sono reali elementi di timore in merito ad una possibile limitazione della possibilità di celebrare la Messa tridentina, questo non riguarda la Fraternità San Pio X, che ha sempre fatto affidamento, a seguito del suo fondatore mons. Marcel Lefebvre, sui diritti inalienabili di questa rito - proclamano comunque i Lefebvriani -. Né il suo presunto divieto, né la sua reintegrazione sotto condizioni gli sembrano valide di fronte a questi diritti".

    Ribadendo quindi "che il messale di san Pio V non è mai stato abrogato", per la Fraternità San Pio X "ne consegue che tutti gli imbarazzi, tutte le intimidazioni o minacce, anche i divieti portati dai vescovi contro la celebrazione della Messa tridentina, sono puro abuso di potere: una forma di tirannia episcopale. O per usare un termine caro a Francesco: clericalismo della peggior specie". Insomma, avvertono i Lefebvriani, "se, come si potrebbe temere, si ponesse una limitazione alla lettera del Motu proprio di Benedetto XVI, sarebbe un abuso. E poiché sarebbe diretto contro il bene comune della Chiesa, nullo in sé - concludono -: non c'è legge valida contro il bene comune secondo la dottrina di san Tommaso".

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