(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 5 MAG - Nel mondo ci sono oltre
50 milioni di sfollati interni, migranti da una parte all'altra
del loro stesso Paese a causa di guerre o calamità. Vivono in
condizioni precarie ma non possono godere dello status di
rifugiato e della protezione internazionale. Guarda a loro il
nuovo documento del Vaticano messo a punto dal Dicastero dello
Sviluppo umano integrale, e approvato dal Papa, che chiede alle
chiese locali di operare affinché anche per loro valgano i
"quattro verbi usati da Papa Francesco per i migranti:
accogliere, proteggere, promuovere e integrare".
"La responsabilità primaria per la loro protezione resta in
capo - sottolinea la Santa Sede - alle autorità nazionali, che
sono a volte restie o non in grado di far fronte alle loro
esigenze di tutela. Pertanto, è di cruciale importanza che la
comunità internazionale cerchi forme costruttive di
rafforzamento e supporto a suddetta responsabilità, pur nel
rispetto della sovranità nazionale".
"Il forte interesse della comunità internazionale nella
migrazione forzata attraverso le frontiere internazionali ha,
talvolta, distolto l'attenzione da chi è costretto a migrare
senza, tuttavia, lasciare il proprio paese - sottolineano il
card. Michael Czerny e Padre Fabio Baggio, Sottosegretari al
Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, Sezione migranti -,
aumentando così la vulnerabilità degli sfollati interni e il
loro bisogno di tutela dei diritti umani e di assistenza
umanitaria. Un elevato numero di sfollati interni è spesso
intrappolato in situazioni disperate, nel mezzo di combattimenti
o in aree remote e inaccessibili, isolati da aiuti o soccorsi in
caso di emergenza" e "anche se essi sono spesso costretti a
fuggire allo stesso modo e per le medesime ragioni dei
rifugiati, gli sfollati non rientrano nel sistema di protezione
internazionale previsto dal diritto internazionale dei
rifugiati". Il Vaticano si appella affinché questi 'migranti'
abbiano aiuti e protezione e si eviti che siano dimenticati dal
loro Stato e dalla comunità internazionale.
Nel documento si evidenzia poi la particolare attenzione
chiesta alla stessa Chiesa, nelle sue istituzioni a livello
locale, per sostenere queste persone e famiglie fragili che
rischiano di essere dimenticate da tutti.(ANSA).