Svolta nel caso della morte di
Giuseppe Pedrazzini, il 77enne trovato senza vita il 12 maggio
del 2022 in un pozzo chiuso con una pesante lastra di ferro nei
pressi dalla sua abitazione, a Cerré Marabino, nel Reggiano.
L'anziano - per il cui decesso sono indagati la moglie, la
figlia e il genero, con l'accusa di omicidio, soppressione di
cadavere e truffa ai danni dell'Inps perché avrebbero percepito
indebitamente la pensione del defunto - non sarebbe morto per
omicidio, ma per cause naturali. Questo - come riporta la stampa
locale reggiana - è quanto emerso dall'autopsia compiuta sul
cadavere della vittima e quanto contenuto nella relazione
scritta dal consulente tecnico nominato dal sostituto
procuratore Piera Cristina Giannusa, titolare dell'inchiesta.
In base all'esame autoptico, il 77enne morì per un arresto
cardiaco in un quadro clinico già compromesso. La perizia svolta
sul corpo dell'uomo avrebbe collocato la sua morte in un arco
temporale tra il 18 febbraio e il 17 marzo 2022, due mesi prima
del ritrovamento del cadavere. Nel dettaglio - viene
evidenziato dai media reggiani - la morte sarebbe avvenuta per
un arresto cardiaco improvviso insorto su un quadro di
miocardiosclerosi su base ischemica su coronopatia calcificata e
un quadro arterioscelorotico e
ateromassia calcificata aortica.
A seguito del ritrovamento del corpo di Pedrazzini risultano
ancora indagati la figlia Silvia di 38 anni; il genero, Riccardo
Guida, di 43 e la moglie Marta Ghilardini, di 63 anni. La
moglie è sottoposta alla misura dell'obbligo di firma, mentre la
figlia e il marito si trovano in carcere a Mantova.
Ora, però, con l'esito dell'autopsia il quadro accusatorio
potrebbe cambiare sia per quanto riguarda l'accusa di omicidio
visto che l'autopsia parla di cause naturali, sia per quanto
riguarda l'accusa di truffa visto che l'autopsia facendo
risalire la morte di Pedrazzini tra la metà di febbraio e quella
di marzo 2022 comporterebbe minori trattenute economiche delle
mensilità pensionistiche.
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