L'intelligenza artificiale ora crea "ritratti poetici". A renderlo possibile è Google, che tra i suoi progetti artistici nel campo dell'AI ha svelato PoemPortraits. Si tratta di un'applicazione web che unisce al classico selfie una poesia personalizzata, creata a partire da una parola suggerita dall'utente.
L'esperimento artistico è frutto della collaborazione del laboratorio Arts & Culture di Google con il programmatore Ross Goodwin e la scenografa Es Devlin. Goodwin ha creato l'algoritmo che genera automaticamente la poesia. Per farlo, ha "allenato" le reti neurali con 25 milioni di parole scritte dai poeti del XIX secolo.
Il risultato mette insieme poesia, design e machine learning, cioè apprendimento automatico. Per provarlo basta andare sulla pagina web apposita (g.co/poemportraits), "donare" una parola e scattarsi un selfie con la fotocamera del Pc o dello smartphone.
Il risultato è una poesia scritta sul proprio volto, con un effetto simile a un filtro di Instagram o SnapChat.
"Le poesie possono essere sorprendentemente commoventi oppure, altre volte, prive di senso", spiega Devlin, che ha pubblicato il proprio ritratto poetico. "L'essenza di questo progetto è il modo profondamente umano in cui cerchiamo e troviamo una risonanza personale nel testo generato dalla macchina".
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