Contro il Covid al momento ci sono poche strategie terapeutiche dirette esplicitamente contro il virus, ma tutte sono efficaci solo se usate precocemente nella malattia, prima che si crei il danno ai polmoni. Lo sottolinea Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive (Simit), commentando un simposio che si è tenuto durante il congresso della società in cui si è parlato del remdesivir.
"Superata la prima fase della malattia - spiega Andreoni - il danno non è più dovuto al virus, ma alle conseguenze sui polmoni dell'infiiammazione di cui il virus è stato la 'miccia'. Quindi arrivati a questo punto gli antivirali servono a poco. E' una cosa che vediamo in molte altre malattie virali, non solo in questa, e il discorso vale per tutte le armi terapeutiche che abbiamo a disposizione, dal remdesivir agli anticorpi monoclonali allo stesso plasma iperimmune. Purtroppo durante la prima ondata il grande numero di casi gravi ci ha portato a concentrare le armi a disposizione soprattutto su quelli".
Lo stesso discorso vale anche per il remdesivir, sottolinea Andreoni. "Esistono degli studi convincenti sull’efficacia di questo farmaco - spiega -, quello che noi sosteniamo è che questa però dipende molto dalla situazione al momento dell'utilizzo, come molti antivirali se viene utilizzato tardivamente la possibilità di vedere efficacia è modesta. Forse è questo uno dei problemi dello studio dell'Oms che ha rivisto l’uso del remdesivir, è possibile che sia stato dato a pazienti arrivati tardi alla terapia":
In collaborazione con:
Gilead