Da tamponi e mascherine a saturimetri e ventilatori polmonari. La pandemia ha dato familiarità con diversi tipi di dispositivi medici, diventati essenziali.
Eppure, proprio nell'anno dell'emergenza Covid, la bilancia commerciale dei device made in Italy è stata particolarmente negativa, con un calo del -5,3% delle esportazioni e un aumento del 4,9% dell'import. In particolare, negli ultimi due anni c'è stato un aumento del 30% delle importazioni dall'Asia. A denunciarlo sono i dati del Centro studi di Confindustria Dispositivi Medici, illustrati da Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici durante lo speciale ANSA Incontra.
Il risultato è che il 2020, rispetto al 2019, ha visto una contrazione del 13% dei dispositivi prodotti in Italia per un valore complessivo di 6 miliardi, a tutto vantaggio di un'importazione che ha superato gli 8,5 miliardi. Acquistiamo per lo più dalla Cina, da cui si registra un incremento delle importazioni del +15%, ma preoccupante è la crescita esponenziale dalla Corea (+310%). A fare la parte del leone, sono state le importazioni dall'Asia di dispositivi per la diagnostica in vitro, come tamponi e reagenti, cresciute del 476%. Di contro, l'export registra il -5,3%, fermandosi a 5,4 miliardi, e con picchi negativi del -19,5% verso il Regno Unito e -12,3% verso gli Usa.
Il problema della non autosufficienza in questo campo non è recente. La pandemia, però, ha evidenziato che la dipendenza dall'estero è un tema critico, soprattutto quando si parla di prodotti indispensabili. "A marzo 2020 - spiega Boggetti - ci siamo improvvisamente trovati ad avere urgenza di un prodotto introvabile sul mercato e richiesto da tutto il mondo. La mancanza di un'adeguata produzione interna di mascherine ci ha spinto a comprare all'estero prodotti a basso costo, che privilegiano il prezzo rispetto alla qualità". Per questo, si è lavorato, insieme al Ministero della Salute e al Mise, per riconvertire parte di industrie, in modo da renderle in grado di produrre mascherine. "Ma abbiamo dovuto constatare che, a fronte di un grande investimento in macchinari per la riconversione, dopo pochi mesi, l'Italia è tornata a ricomprare a prezzi bassi, rivolgendosi verso l'oriente", sottolinea Boggetti. Finora, conclude, "abbiamo assistito a molte occasioni perse: laddove paesi europei gettavano le basi per un mercato interno forte e autosufficiente, l'Italia ha fatto poco o nulla".
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Cdm