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L'auto elettrica e la sfida cinese, contatti con Byd

L'auto elettrica e la sfida cinese, contatti con Byd

L'Azienda: 'Colloqui con il governo'. Mimit: 'Parliamo con tanti'

PECHINO, 27 febbraio 2024, 20:09

Amalia Angotti

ANSACheck

© ANSA/EPA

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Il colosso cinese Byd, che l'anno scorso ha superato Tesla nelle vendite di auto elettriche, si prepara allo sbarco in Europa, dove ha già lanciato tre modelli. Il suo primo stabilimento europeo di auto e batterie nascerà in Ungheria e sarà operativo entro tre anni, ma potrebbe non fermarsi a questo anche perché l'inchiesta della Commissione europea sui veicoli elettrici cinesi potrebbe condurre a un aumento delle tariffe sulle loro importazioni. Byd - scrive il Financial Times - respinge le accuse di Bruxelles secondo cui il successo delle sue auto elettriche è dovuto ai sussidi che riceve da Pechino, affermando che invece è frutto del fatto che ha investito prima e molto di più dei suoi concorrenti.

 

 "Abbiamo alcuni contatti con il governo italiano per discuterne. È troppo presto per dire quando e se verrà presa una decisione su un secondo stabilimento", ha detto Michael Shu, amministratore delegato di Byd Europe al Salone dell'Auto di Ginevra. "Abbiamo lavorato sin dall'inizio della legislatura per migliorare l'attrattività del Paese. Questo vale anche per il settore dell'automotive. Siamo l'unico Paese europeo che produce auto ad avere un unico produttore. Abbiamo contatti con diverse case automobilistiche" spiega il ministro Adolfo Urso che da tempo non nasconde l'obiettivo di portare un secondo costruttore in Italia e in questi mesi ha avuto contatti con aziende cinesi, coreane, giapponesi e americane. Byd, ma anche Chery, Tesla, Toyota. C'è anche la possibilità, non esclusa dall'amministratore delegato Carlos Tavares, che sia Leapmotor, partner di Stellantis, a venire in Italia per fabbricare veicoli elettrici. Un'ipotesi, secondo indiscrezioni di stampa non confermate, potrebbe essere quella dello stabilimento di Mirafiori che ha volumi produttivi bassi. "Il governo deve creare le condizioni per favorire lo sviluppo in Italia della produzione di auto, elettriche e non elettriche, deve rendere conveniente per qualsiasi produttore venire in Italia tenendo anche conto che l'Unione Europea vieta di dare aiuti di Stato alle proprie industrie" spiega Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor. "I cinesi possono importare o possono produrre qui se si creeranno le condizioni. Ben venga un altro costruttore a investire nel nostro Paese. Sono le regole del gioco. E' positivo che ci sia più produzione in Italia", sottolinea Quagliano. Tra i sindacati ci sono pareri diversi. "L'eventuale arrivo di un secondo produttore di massa in Italia sarebbe sicuramente una buona opportunità occupazionale e industriale. Tuttavia i risultati nel migliore dei casi si vedrebbero dopo anni e, quindi, occorre focalizzarsi sul rilancio dell'industria già presente nel nostro paese in modo prioritario" afferma Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm, secondo il quale "è giusto agire contemporaneamente sull'esistente e aprirsi nuove prospettive", Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile del settore mobilità, ricorda che "da anni la Fiom-Cgil evidenzia la criticità tutta italiana di avere un solo costruttore. Questo ha determinato negli anni un progressivo impoverimento del settore automotive dovuto al progressivo disinvestimento di Fca prima e Stellantis poi. La produzione di autovetture in Italia deve puntare al milione in termini di volumi, oltre ai 300mila veicoli commerciali leggeri". Di diverso avviso Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic Confsal: "Sono contento che Byd abbia contatti con il governo italiano, ma il Paese ha bisogno di politiche industriali, non di fare entrare i cinesi. I cavalli di troia stanno bene nei libri di storia, l'Europa deve essere salvaguardata dall'ingresso dei cinesi. Questo vale anche per i cinesi partner di Stellantis".

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