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Cibi pronti, snack attraenti, come uscire dalla trappola alimentare

Cibi pronti, snack attraenti, come uscire dalla trappola alimentare

Buoni al gusto e pratici, in Italia (dopo gli Usa) dilagano

22 aprile 2024, 00:48

di Agnese Ferrara

ANSACheck

Grocery Shopping iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Conserve in scatola, piatti pronti, carne e salumi in vaschetta, biscotti (magari privi di zuccheri aggiunti o con dolcificanti), succhi e bevande ‘tipo yogurt’, yogurt dolci, alimenti iperproteici (dal pane agli snack ai budini), patatine di verdure (di melanzane, zucchine etc, dall’aria più sana e light), snack al formaggio, cibi pronti senza glutine (graditi anche da chi non è celiaco) e bevande tipo latte (ma senza lattosio e preferite anche da chi non è intollerante all’enzima incriminato). Questi solo alcuni esempi dei nuovi cibi pronti fatti per deliziare il palato (hanno ottimi sapori, perfino migliori di altri ) che riempiono sempre di più gli scaffali dei supermarket.
Super attraenti e  pratici, dietro a questa nuova tipologia di alimenti industriali, super processati e confezionati a dovere, non c’è sempre un profilo nutrizionale ideale e in alcuni casi hanno anche sapori ‘modificati’ chimicamente per dare perfino dipendenza al palato. Pubblicizzati a dovere, osannati sui social e riproposti da influencer, finiscono nel carrello senza neanche pensarci troppo. Di pari passo però aumentano anche le critiche e gli esperti che scovano trappole e tanta confusione dietro a tali prodotti. E se in America è una vera epidemia con supermercati solo di snack, in Italia ci stiamo arrivando.
“Se è vero che oggi siamo più longevi che mai, è anche vero che, in media, perdiamo la salute molto prima di una persona vissuta migliaia di anni fa o anche solo prima della rivoluzione agricola/industriale” spiega Stefano Vendrame, biologo nutrizionista e ricercatore, autore del nuovo volume ‘Trappole alimentari. Cosa è andato storto nella nostra dieta e come rimediare’, edito da Longanesi. Il testo spiega in modo approfondito cosa c’è dietro le trappole del mangiare moderno e contiene esempi pratici molto utili per imparare a fare bene la spesa per sé e per i propri cari imparando a riconoscere non solo i cibi meno indicati ma ad identificare perfino il perché, di fronte a dolci e snack pronti, non riusciamo a dire di no.

10 trucchi alimentari comuni da smascherare

Ecco, in sintesi, smascherati 10 trucchi alimentari comuni, ricavati anche dal libro di Stefano Vendrame.
1. Mismatch tra abitudini alimentari moderne e esigenze dell’organismo umano
Secondo Vendrame, e tutte le fonti accreditate che cita nel libro, le ragioni all’origine di questo fenomeno sono da ricercare nella green revolution, ovvero la trasformazione di agricoltura e allevamento in epoca industriale che ha portato a un impoverimento del cibo ma anche a una perdita di competenze transgenerazionali ed esperienziali da parte dei consumatori. “Nella teoria del mismatch evoluzionistico,  cioè il disallineamento tra il nostro stile di vita e abitudini alimentari improvvisamente stravolti negli ultimi decenni, e i nostri adattamenti genetici che sono ancora sostanzialmente gli stessi dell’uomo delle caverne, - precisa l’autore. – Siamo oggi alle carenze subcliniche di micronutrienti non tali cioè da causare direttamente una malattia ma sufficienti a compromettere il funzionamento ottimale dell’organismo. Si tratta dunque di uno squilibrio alimentare dovuto ad un consumo eccessivo di grassi, zuccheri e sale aggiunti nei cibi ultra processati e dall’altro una carenza di micronutrienti importanti per l’organismo quali minerali, vitamine, fibre”. Tra i cibi ultra-processati ci sono le pizze surgelate, i piatti pronti, i dolci confezionati, agli snack a base di patate, il pane confezionato a fette, le bevande e perfino alcuni cibi light.

2. Dolci e snack industriali, attenti al ‘bliss point’ del piacere

Tra le trappole alimentari individuate da Vendrame che ci hanno ridotto a una dieta ricca di additivi, zuccheri e sale ma povera di nutrienti, ci sono i prodotti dell’industria alimentare che puntano all’individuazione del cosiddetto bliss point (dovuto a specifiche miscele di zuccheri, grassi o sale che ci mandano in estasi quando gustiamo un cibo del genere tanto da fare fatica a rinunciarvi). Un barattolo di gelato o un pacchetto di patatine, ad esempio. “Si tratta di cibi che stimolano la reazione massima dei nostri centri del piacere attraverso miscele di additivi e aromi e molte altre strategie di seduzione e che ci inducono a fare ne un uso smodato, - sottolinea l’esperto.

3. Bevande dolci gasate, non si smette mai di berle

Anche le cole/bevande gasate zuccherate nascondono in parte il sapore zuccherato in modo da evitare il presentarsi di reazioni di nausea o rifiuto a causa dell’altissima concentrazione di zucchero nelle stesse bevande. Questo ‘trucchetto’ è possibile grazie all’aggiunta di acido ortofosforico, si legge nel libro.

4. Attenzione alle calorie liquide nascoste nelle bevande

Le calorie liquide sono quelle che il nostro cervello fatica di più a registrare, e quindi a controllare, perché per la maggior parte della storia dell’umanità l’unica bevanda disponibile è stata l’acqua: non esistevano bibite zuccherate e nemmeno succhi di frutta, - si legge nel volume. - Oggi, invece, molte delle bevande a nostra disposizione contengono enormi quantità di zucchero, le calorie non vengono registrate dai sistemi regolatori della sazietà del nostro organismo. Per esempio un bicchiere da 200 millilitri di cola o di tè freddo al limone, possono contenere anche 22 grammi di zucchero nascosto al palato e al cervello. Provate a mescolare 22 grammi di zucchero in un bicchiere d’acqua e berlo, - propone l’autore. – Avreste una nausea immediata e un conato di vomito.  vi sciogliessimo 22 grammi di zucchero e poi lo bevessimo, avremmo quasi inevitabilmente un conato di vomito. Perché nelle bevande la dose di zucchero non si percepisce? Per la presenza di un alto ingrediente magico: un acido (l’acido ortofosforico nel caso della cola, l’acido citrico nel tè freddo), che maschera gran parte del sapore dolce ai nostri recettori.

5. Gli snack che non mastichiamo neanche

E’ il trucco della ‘vanishing caloric density’ applicata a quegli alimenti che, pur essendo solidi, spariscono velocemente in bocca, inghiottiti senza quasi masticare. Chi ingoia senza masticare però salta alcuni passaggi fondamentali che contribuiscono al senso di sazietà e alla digestione. Un esempio?  “Le chips di mais al formaggio, che inducono il cervello a pensare di averne assunto una quantità inferiore a quella effettiva” ma l’elenco di snack a consumo rapido è lunghissimo.

6. Pane integrale: farine mescolate o davvero integrale?

Come pane integrale, si legge nel libro, viene spesso spacciato un miscuglio di farina bianca con aggiunta un po’ di crusca. “Tanto vale mangiare direttamente dello zucchero! Dovremmo prendere esempio da Austria o Germania, dove è ancora molto facile trovare del buon pane integrale” sottolinea.  Come si fa? Con farina di frumento integrale, completa di germe e crusca, macinata a pietra (spesso direttamente prima della panificazione) e una lievitazione di almeno 48 ore con lievito madre. Questa fermentazione rende più disponibili nutienti e minerali e il pane stesso più digeribile, assicura l’autore.

7. Via libera ai cibi light?

I prodotti industriali light, diet, fat-free, sugar-free, con solo lo 0,01 per cento di grassi, a ridotto contenuto di sodio, e in generale tutti quelli in cui sia ridotto il contenuto di calorie, zuccheri, lipidi o sale, inducono a mangiare di più, - sottolinea lo specialista.  È probabile che gli stessi prodotti che vantano in etichetta un ridotto contenuto di grassi siano più ricchi di zucchero, e viceversa, mentre quelli che vantano un ridotto conte nuto di sale siano più ricchi dei primi due.

8. Lo zucchero della frutta è meglio come dolcificante?

Scrive Vendrame: “Il dolcificante prediletto da chi vuole creare prodotti dolci con un’illusione di salutismo: gli zuccheri della frutta, o da succo di frutta concentrato. Sono ingredienti che si ottengono da frutti zuccherini, quali l’uva o le pere, per successive tappe di concentrazione e raffinazione con eliminazione di fibra, vitamine, minerali, aromi e sapori della frutta di partenza: quello che resta alla fine è praticamente zucchero puro, solo più costoso. L’unica differenza è che, grazie alla totalmente illusoria associazione mentale con la frutta, è visto con maggiore benevolenza dai consumatori”.

9. Cibi processati, occhio a zuccheri, grassi e sale

Hanno un elevato potere di convincimento ma nutrizionisti e biochimici però ultimamente storcono il naso: saranno saporiti e pratici ma non confondeteli con i cibi naturali, sani davvero. Spiega il biologo Francesco Centorrino, responsabile del sito di divulgazione Microbiologia Italia in un recente focus dedicato ai cibi processati: “spesso ricchi di zuccheri aggiunti, grassi saturi e sale.  Molti cibi processati, come biscotti, merendine e snack confezionati, sono carichi di zuccheri e grassi saturi, che possono aumentare il rischio di obesità e diabete. Pieni di sale gli alimenti processati, come insaccati, formaggi lavorati e cibi precotti. Hanno invece un basso contenuto nutrizionale i cibi processati che tendono ad essere poveri di nutrienti essenziali come vitamine, minerali e fibre. Questo può portare a carenze alimentari e a una dieta squilibrata”.

10. Mangiare senza glutine fa dimagrire?

La dieta gluten free attira molte persone che non hanno alcuna intolleranza e se è vero che non farebbe ingrassare, assicurano i nutrizionisti dell’ Associazione Italiana Celiachia, non fa nemmeno dimagrire. L’associazione è arrivata  a tale conclusione dopo avere condotto uno studio comparando i principali prodotti senza glutine del mercato italiano con gli analoghi tradizionali (pasta, pane, biscotti, fette biscottate, merendine, sostituti del pane come crackers e grissini, farine), per un totale di quasi 600 prodotti analizzati. Se non si soffre di intolleranza al glutine perciò perché rinunciare al pane o alla pasta freschi? 

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