(ANSA) - NAPOLI, 9 LUG - Nelson Mandela pensava al rugby come
a uno strumento per guarire le ferite dell'apartheid. E oggi che
i sudafricani delle generazioni più giovani non hanno idea di
come fosse vivere in regime di segregazione razziale questo
sport si dimostra più che mai capace di unire un paese
multietnico dove si parlano 12 lingue ufficiali. Ne è convinto
Lungelo Gosa, 24 anni, capitano della squadra di rugby a 7 del
Sudafrica, che qui alle Universiadi di Napoli ha vinto la
medaglia d'argento.
"E' semplicistico - dice Gosa - pensare che in Sudafrica il
problema sia quello di creare un ponte tra neri e bianchi. La
varietà di culture nel nostro Paese è ben più vasta. Nel giro di
un'ora puoi interagire con persone che parlano zulu, sesotho,
xhosa, venda o afrikaan. Nella nostra squadra abbiamo giocatori
provenienti delle diverse culture del Paese, e già questo per
noi è una grande esperienza, qualcosa che ci fa crescere e
imparare cose nuove".
Gosa, studente di scienze dello sport, si dice "davvero
innamorato" della varietà del suo Paese. "In ogni diversa
provincia - spiega - trovi un diverso stile di vita. E il modo
in cui queste culture interagiscono, si capiscono, trovano
terreni in comune e lavorano insieme è una cosa bellissima. La
nostra squadra rappresenta molto bene questo mix di culture. Se
qualcuno trascorresse una settimana con noi finirebbe per avere
una percezione del Sudafrica ben diversa. Siamo nati tutti dopo
la fine dell'apartheid, e non siamo in grado di spiegare cosa
fosse. Ma noi giovani generazioni abbiamo costruito una nuova
cultura dello stare insieme".
Yoliswa Lumka, una delle responsabili della delegazione del
Sudafrica, condivide le stesse riflessioni. "Mandela - ricorda -
aveva ben chiaro che lo sport è qualcosa che unisce. Più di
quanto non riescano a fare i governi o qualunque altro soggetto.
Senza dubbio lo sport è riuscito a tenere insieme il nostro
Paese". (ANSA).