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In evidenza
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Responsabilità editoriale di ASviS
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Dopo la pausa delle festività di Pasqua, la scorsa settimana è stata particolarmente intensa l’attività del Parlamento europeo per la chiusura in sessione plenaria prima della scadenza della legislatura di diversi iter legislativi su temi cruciali avviati durante il mandato 2019-2024, tra cui in particolare il pacchetto d’iniziative del Patto migrazione e asilo.
L’impegno alla chiusura dell’iter di atti normativi fondamentali è stato portato avanti anche da parte del Consiglio dell’Unione, in particolare con l’approvazione definitiva della proposta di revisione della direttiva sulla performance energetica degli edifici (Epbd) nota in Italia come direttiva “case green”.
Il pacchetto corposo d’iniziative legislative su migrazione e asilo adottato dal Parlamento europeo il 10 aprile in sessione plenaria, facendo seguito all’accordo provvisorio raggiunto con i negoziatori del Consiglio dell’Ue il 20 dicembre 2023, include nuove norme (consulta l’elenco nella rassegna alla voce Goal 10) per:
Il dibattito in sede di sessione plenaria ha reso evidente la forte polarizzazione degli schieramenti politici sulle scelte, in particolare parte della sinistra e i verdi contrari all’adozione di questo pacchetto di misure, per il mancato rispetto dei diritti fondamentali delle persone e la mancanza di una reale solidarietà (vedi anche articolo di Euractiv).
L’importanza dell’adozione di questo pacchetto d’iniziative è stata rimarcata in conferenza stampa congiunta da parte dei presidenti del trilogo Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, Alexander De Croo, salutandola come un momento storico. Nella sua sintesi, la presidente von der Leyen ha dichiarato: in sostanza, il Patto riguarda il modo migliore per fare fronte comune. Lo faremo in modo da rispettare il nostro obbligo, in quanto parte della comunità internazionale, di sostenere coloro che hanno diritto alla protezione internazionale. Lo abbiamo fatto in passato e continueremo a farlo. Ma dobbiamo essere noi a decidere chi arriva nell'Unione europea e in quali circostanze, non i contrabbandieri e i trafficanti.
Il 12 aprile il Consiglio dell’Unione europea ha dato il via libera definitivo alla revisione della direttiva sulla performance energetica degli edifici, in Italia nota anche come direttiva “case green”, confermando l’obiettivo di decarbonizzazione del patrimonio edilizio entro il 2050, prevedendo che i piani nazionali di ristrutturazione degli edifici includano una tabella di marcia per l'eliminazione graduale delle caldaie a combustibile fossile già entro il 2040.
Le nuove proposte prevedono che ciascuno Stato membro adotti la propria traiettoria nazionale per ridurre il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali, fissando come target comuni di risultato il 16 % entro il 2030 e il 20-22 % entro il 2035. Per gli edifici non residenziali, la direttiva impegna gli Stati membri a ristrutturare il 16 % degli edifici con le prestazioni peggiori entro il 2030 e il 26 % entro il 2033. Almeno il 55% della riduzione energetica dovrà comunque essere ottenuta attraverso la ristrutturazione del 43% di edifici residenziali con le peggiori prestazioni.
Gli Stati membri avranno la possibilità di esentare da tali obblighi alcune categorie di edifici residenziali e non residenziali, compresi gli edifici storici o le case di villeggiatura. I cittadini dovranno essere sostenuti nei loro sforzi per l’efficientamento energetico delle loro abitazioni e per la produzione in loco di energie rinnovabili. La direttiva prevede tra le misure l'istituzione di sportelli unici per la consulenza sulla ristrutturazione degli edifici e disposizioni sui finanziamenti pubblici e privati per rendere la ristrutturazione più accessibile economicamente e praticabile in termini concreti.
La revisione della direttiva istituisce la norma per gli edifici di nuova costruzione a "emissioni zero”, per tutti gli edifici residenziali e non residenziali dal 1º gennaio 2028, per gli edifici di proprietà pubblica, e dal 1º gennaio 2030 per tutti gli altri edifici di nuova costruzione, con la possibilità di deroghe specifiche.
Le nuove norme sono atte a garantire l'installazione di impianti solari negli edifici di nuova costruzione, negli edifici pubblici e in quelli esistenti non residenziali in fase di ristrutturazione. Gli impianti di produzione fotovoltaica s’integrano inoltre con le infrastrutture per la mobilità sostenibile anch’esse previste nella nuova direttiva, tra cui punti di ricarica per le auto elettriche all'interno o accanto agli edifici, pre-cablaggi o canalizzazioni per ospitare infrastrutture future e parcheggi per le biciclette.
Oltre al perseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione dell’economia nel quadro dell’Accordo di Parigi sul clima, del Green Deal europeo e della legge europea sul clima, e del pacchetto d’iniziative attuativo al 2030 “pronti per il 55%”, la direttiva rafforzerà l'indipendenza energetica dell'Europa, in linea con il piano REPowerEU, riducendo l'uso di combustibili fossili importati, favorendo la resilienza economica e sociale degli Stati membri.
Questa revisione della direttiva non è passata con l’unanimità dei voti del Consiglio ma con il voto contrario dell’Italia e dell’Ungheria. Diversi Paesi si sono anche astenuti dal voto. Nel rispetto delle regole sulla maggioranza qualificata definita nei trattati Ue, la direttiva è stata comunque approvata e dovrà essere entro due anni recepita da tutti gli Stati membri.
La Commissione europea ha adottato una comunicazione in cui traccia un bilancio di una serie di dialoghi sulla transizione intesa a trasformare l'Europa in un'economia pulita, efficiente sotto il profilo delle risorse, equa e competitiva, avviati a seguito dell’annuncio della presidente von der Leyen nel discorso sullo stato dell'Unione del 2023. La comunicazione evidenzia una serie di importanti ambiti d'azione, individuati attraverso i dialoghi, che potrebbero sostenere un approccio industriale consolidato per realizzare il Green Deal europeo attraverso: un quadro normativo efficace e semplificato per la transizione, un intervento sui prezzi dell'energia, infrastrutture moderne, un accesso più agevole ai finanziamenti e un mercato unico più forte in un contesto competitivo a livello mondiale.
Tra gli altri importanti atti adottati dal Parlamento in sessione plenaria, si segnalano la risoluzione per l’inclusione del diritto all'aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell'Ue, le risoluzioni legislative sulla proposta di direttiva per il monitoraggio del suolo, sulle proposte di direttiva sulle norme riguardanti gli organismi per la parità nel settore della parità di trattamento e delle pari opportunità tra donne e uomini in materia di occupazione e impiego, sulle norme riguardanti gli organismi per la parità in materia di parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza o dall'origine etnica, e ancora sulla proposta di direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, sul nuovo regolamento sui prodotti da costruzione, diverse misure legislative sui mercati dell’energia (consulta la rassegna alla voce Goal 7), sulla sicurezza della navigazione (consulta la rassegna alla voce Goal 14), sulle nuove regole sui conti economici ambientali.
Il Consiglio dell’Ue ha anche dato il via libera definitivo alle direttive per la riduzione delle emissioni industriali, sui limiti di emissione per autovetture, furgoni e autocarri, e alla direttiva sul permesso unico di lavoro e di soggiorno per i cittadini di Paesi terzi, alle direttive per l'introduzione di reati e sanzioni per la violazione delle misure restrittive dell'Ue e per il recupero e la confisca dei beni della criminalità organizzata.
di Luigi Di Marco
Responsabilità editoriale di ASviS
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