Un lavoro e una filiera che dialogano giorno per giorno con la natura devono necessariamente preservarla dentro e fuori l’azienda. La filosofia del gruppo Mutti potrebbe essere riassunta così. Un concetto ribadito dallo stesso amministratore delegato dell’azienda emiliana di lavorazione del pomodoro oggi a Cibus, il Salone internazionale dell’alimentazione di Parma, dove Mutti ha presentato il suo primo Bilancio ambientale.
"Sappiamo bene come qualsiasi cambiamento climatico possa incidere sulla nostra attività – ha anche sottolineato l’ad Francesco Mutti - e il nostro bilancio ambientale nasce da questa sensibilità”. I temi però sono nell’agenda dell’azienda parmense da tempo con, ad esempio, partnership consolidate come quella con Wwf Italia. Ora, sottolinea Francesco Mutti, “abbiamo messo a sistema la nostra situazione attuale. Abbiamo lavorato per due anni con l’Università Sant’Anna di Pisa per capire in che modo si potesse incidere sul territorio, sull’ambiente. Insomma questo è il tentativo più dettagliato di fotografare come siamo ora e come vogliamo essere in futuro”.
Un percorso non facile quello intrapreso da Mutti anche a fronte “delle acquisizioni di nuovi stabilimenti su cui dovevamo operare ex novo rispetto a quanto fatto precedentemente in azienda – spiega Giorgio Lecchi, direttore industriale Mutti – I numeri di questo bilancio però dimostrano che la strada intrapresa è quella giusta”.
Dati che testimoniano un calo dei consumi energetici, di acqua, minor produzione di rifiuti e un’attenta analisi del packaging per il 99% riciclabile e per un quarto provenienti proprio da materiale riciclato. Ma quali indici partecipano a questo bilancio? “Abbiamo scelto indicatori che parlassero la stessa lingua dei nostri operatori – ha risposto Ugo Peruch, direttore settore agricolo di Mutti – Siamo così partiti da 300 indicatori e siamo arrivati a 60 proprio grazie ad una interazione diretta con tutte le componenti aziendali. I nostri indicatori parlano la lingua del pomodoro”.
Al fianco di Mutti stakeholder come Wwf. “Un dialogo che portiamo avanti da dieci anni e che si presentava in una dimensione assolutamente inedita – ha sottolineato Andrea Agapito Ludovici, responsabile settore acqua del Wwf Italia - Mentre concetti come ‘impronta di carbonio’ iniziavano a entrare nel linguaggio comune, l’idea di quantificare, analizzare e quindi ridurre il consumo di acqua in agricoltura attraverso il calcolo della ‘water footprint’ si presentava una novità, non solo in Italia. È il risultato è risultato eccellente soprattutto perché derivante dal coinvolgimento di tutta la catena del valore, incidendo profondamente sulle pratiche e sulla cultura degli agricoltori/fornitori. Ancora oggi è uno degli esempi virtuosi che il Wwf considera più rilevante”.
Partner di Mutti anche il colosso della tecnologia E-Novia leader dell’industria 4.0. “Il modello elaborato consente di portare la fabbrica sul campo. Non il campo, con i suoi prodotti, alla fabbrica – sottolinea Vincenzo Russi, ceo E-Novia - Un impianto auto-contenuto e auto-sufficiente in termini di utilizzo di acqua e di energia. In altre parole: una Instafactory”. Una azienda che saprà ottimizzare il consumo, come ha concluso Francesco Mutti, “di acqua, terra, aria e sole”.
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Mutti