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Amministrazione Edilsud, le motivazioni

Amministrazione Edilsud, le motivazioni

Giudici, 'mediazione fratelli Raso fu di matrice 'ndranghetista'

AOSTA, 02 dicembre 2016, 15:02

Redazione ANSA

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C'è la gestione della trattativa con gli estorsori che volevano una percentuale sulla vendita alla Regione del parcheggio pluripiano dell'Ospedale Parini al centro del decreto con cui il tribunale di Aosta ha disposto l'amministrazione giudiziaria per l'impresa Edilsud dei fratelli Tropiano. Nei confronti dei fratelli Michele e Vincenzo Raso, a cui gli imprenditori si erano rivolti per la mediazione, i giudici hanno disposto la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per cinque anni. "L'intervento dei fratelli Raso non è semplicemente volto ad aiutare Tropiano Giuseppe ad individuare il gruppo criminale dal quale proviene la minaccia, ma, soprattutto, a trovare un accordo con il gruppo stesso, da ricercarsi anche qualora comprenda il pagamento di una somma di denaro, prospettata da Raso Michele come 'dovuta' secondo la comune prassi di matrice 'ndranghetista".

"Io mica sono uno che voglio farmi vedere come quello che collabora con..." aveva detto Giuseppe Tropiano intercettato. Una condotta, per i giudici, "altrimenti non definibile se non omertosa".

Roberto Raffa, Giuseppe Chemi e Roberto Facchinieri, poi arrestati, volevano il 3% sull'operazione di compravendita, che ai Tropiano, scrivono i giudici, aveva fruttato un vantaggio economico di "circa 4 milioni di euro". Il parcheggio dell'ex residence Mont-Blanc era stato pagato 16,9 milioni dalla Regione.

Michele Raso, "appena identificato l'estorsore, e ancor prima di incontrarlo per la prima volta, ricorda a Tropiano che in ogni caso c'è un 'codice' da rispettare; più precisamente, riferisce la condivisione di questo codice a un non meglio definito 'noi': '…noi abbiamo un codice…su questo lavoro ti dico Romeo a me devi dare…ine…sopra lo scavo…ine…al getto me ne dai tanto…ine…se il lavoro è di 200 mila euro a me devi dare 10 mila euro…ine'".

In un'intercettazione, Giuseppe Tropiano confidava: "…non telefonicamente, io voglio guardarlo in faccia ci vediamo attorno a un tavolo e si discute vediamo se riusciamo a trovare una soluzione…". Romeo Tropiano poi "sintetizzava 'la posizione dei Tropiano'" così: "Noi non vogliamo denunciare a nessuno, noi vogliamo solo che quello che gli dobbiamo dare glielo diamo". E il fratello Giuseppe, scrivono i giudici, "dimostrava di condividere appieno la linea, allorché, poco dopo, precisava: 'voglio, io voglio…si deve pagare, si deve vedere, si deve discutere giustamente qualcosa se c'è da dare gliela diamo…' e anche Salvatore si trovava d'accordo, asserendo: 'se glieli dobbiamo dare, glieli diamo, che cazzo'". Un altro elemento di "fondamentale importanza" secondo il giudice è "l'invito ai Tropiano a tenere presente che l'esistenza di siffatto 'codice' proveniva da 'fonte autorevole', vale a dire i 'Raso: per i Tropiano ciò rappresentava un monito serio a non sottovalutare la possibilità di cedere alle richieste estorsive".

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