(di Carlo Mandelli) La canzone
d'autore senza tanti aggettivi. Anzi, senza proprio nessun
aggettivo. Canzone d'autore e basta, intesa come racconto messo
in musica, in tutte le sue forme ed evoluzioni. Il tema è quello
del Premio Tenco 2021 che si è aperto ieri sera sul palco del
Teatro Ariston di Sanremo. Una prima serata dedicata anche alla
consegna delle Targhe Tenco per 'meriti conquistati sul campo'.
Tra queste, anche quella a Samuele Bersani, che con 'Cinema
Samuele' si è portato a casa il riconoscimento di miglior album
in assoluto di questa edizione della rassegna. "Io lo sognavo da
piccolo di fare il cantautore - ha raccontato Bersani, ieri sul
palco dell'Ariston con le sue 'En e Xanax', 'Harakiri', 'Pixel',
'Mezza bugia' e 'Il leone e la gallina' di Battisti/Mogol) - e,
piacendomi Branduardi, mi sarebbe andato bene anche la
definizione menestrello. Fa gola a tutti quelli che cantano
essere cantautori, poi però c'è anche gente che scrive le
canzoni in cooperativa, con dieci autori per canzoni quando vai
a vedere la parentesi Siae dopo il titolo. In quel caso viene da
domandarsi perché devono essere in sette a scrivere, se non sei
i Beatles che lo facevano per accordi tra di loro". Parole e
musica, quelle sul palco del Premio Tenco, che si contaminano e
si evolvono, negli anni sul palco, come nei dischi di Bersani.
"Nel mio caso - ha detto sempre il cantautore bolognese - il
limite ma anche il suo opposto, è che ho sempre scritto per i
fatti miei. Ho avuto una bella scuola per vent'anni che è stata
Lucio Dalla ma occupandomi di musica e piacendomi scrivere
storie, ho sempre voluto fa convergere le due cose in modo
naturale. Un po' come uno scrittore che dentro un suo libro ci
mette anche i suoi disegni, perché sa anche disegnare e gli
piace farlo assieme alla sua musica". E proprio la naturale
evoluzione del termine 'cantautore' e di tutte le espressioni
che si porta appresso, è il centro della quarantaquattresima
edizione della Rassegna della Canzone d'Autore. "Quando ho
iniziato io, negli anni Novanta - ha spiegato la voce e la penna
di 'Il tiranno' e 'Scorrimento verticale' - la parola cantautore
creava sospetto. I riferimenti erano giganteschi ed era tutto da
vedere se poi potevi essere all'altezza di De André. Cantautore
significava anche un po' essere portatore di problematiche, in
un periodo che invece voleva leggerezza. Mi è piaciuto che
quest'anno il Premio Tenco abbia tolto gli aggettivi, anche se
nelle mie canzoni ne uso sempre tanti". La canzone d'autore che
cambia, quindi, segue una strada che porta anche fuori da quella
'comfort zone' alla quale si pensa di voler aspirare, ma che la
creatività, forse, non gradisce. "Mi piace la parola tradimento
- ha detto Bersani - nella sua accezione positiva, non tanto
quando lo fanno a me. Mi piace tradire in qualche modo anche me
stesso e il mio passato, le mie canzoni. Poi a volte si ha la
presunzione di essere cambiati ma magari non è così, oppure il
contrario". Sul palco del Teatro Ariston, Bersani ci è passato
numerose volte, per almeno due motivi differenti. "Ci sono stato
diverse volte per il Tenco e due per il Festival di Sanremo e
l'ultima volta che ho visto Lucio vivo ero proprio qui. E' un
ricordo bellissimo perché mi sembra ancora di vederlo mentre mi
guardava cantare e mi faceva ok con il pollice alzato.
Quell'anno avevo anche portato una delle mie canzoni forse meno
riuscite, 'Un pallone'. Ne volevo portare un'altra ma Morandi si
impuntò e alla fine è andata così". Il Premio Tenco prosegue
anche questa sera e sul palco, tra gli altri, anche Lucio Corsi,
Fiorella Mannoia con Danilo Rea, Marisa Monte e Jorge Drexler.
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