"Un'analisi più approfondita sarà da fare a freddo, ma, lo dicono i numeri: è il peggior Mondiale della nostra storia". Lo ha detto il presidente della Fidal Alfio Giomi nell'incontro con la stampa a poche ore dalla conclusione dei Mondiali di Pechino. "Un Mondiale profondamente deludente - ha aggiunto - non solo per i risultati che sono emersi, ma per l'atteggiamento mentale che in troppi hanno avuto. E' stato un Mondiale senza alcuni dei nostri numeri uno, fermati dagli infortuni, e in cui, a parte poche eccezioni, è mancato quello spirito, quel volersi battere al meglio delle proprie possibilità, che avevo richiesto alla squadra. Molti sono rimasti purtroppo lontani dalle loro effettive capacità e dai loro valori stagionali. La responsabilità è solo mia, del presidente - ha affermato Giomi -. Me l'assumo fino in fondo. La frustrazione di questi giorni è stata grande. Non voglio finire il quadriennio con rimpianti. I conti li faremo all'Olimpiade e nonostante il momento voglio cercare di essere ottimista. Non dobbiamo arrenderci".
Non nasconde il suo stato d'animo il ct Massimo Magnani. "Delusione e frustrazione sono purtroppo state all'ordine del giorno a Pechino. Delusione - ha sottolineato - perché è venuta meno quell'aspettativa di uscire dalla competizione a testa alta. Frustrazione perché sono almeno tre anni che si lavora su questo progetto. I contesti dove si opera sono complicati, anche perché quando si cerca di aprire visioni diverse rispetto a quelle esistenti non sempre si trova l'atteggiamento giusto da parte dei nostri interlocutori. Il mio primo compito - ha dichiarato Magnani - è quello di far capire quali siano le cose che non hanno funzionato in questo Mondiale. Per alcuni atleti Pechino ha probabilmente rappresentato la parabola conclusiva di un'attività internazionale di alto livello. Per quello che mi riguarda ha tenuto a precisare - mi faccio carico delle mie responsabilità di fronte a questi risultati. Non ho problemi se il Presidente e il Consiglio Federale dovessero valutare che devo andare a casa. Non faccio questo lavoro semplicemente per occupare una poltrona"
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