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Guerre di potere e rottamazione alla russa

Guerre di potere e rottamazione alla russa

MOSCA, 07 settembre 2016, 16:11

Redazione ANSA

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L’orizzonte a cui si guarda davvero dunque è il 2018 e in questo scenario le elezioni politiche e amministrative del 18 settembre sono un test per assicurarsi la tenuta del sistema. Che Putin abbia in mente una strategia lo si vede anche dalla recente e nutrita lista di ‘trombati’ eccellenti. Una rottamazione che ha coinvolto posti chiave dell’amministrazione e che svela un cambio di direzione nell’identikit della classe dirigente: meno Vecchia Guardia e più Uomini Nuovi. Ovvero illustri sconosciuti - dicono i maligni - facilmente controllabili.

La grande purga, a ben vedere è iniziata con Vladimir Iakunin, costretto l’anno scorso a lasciare la sala comandi delle ferrovie russe (Rzd) dopo un decennio d’incontrastato dominio. A sostituire il 68enne amico di lunga data del leader del Cremlino è arrivato Oleg Beloziorov, 46 anni, vice ministro dei Trasporti e soprattutto - racconta il quotidiano Vedomosti - uomo di fiducia dei potentissimi fratelli Arkadi e Boris Rotenberg: due oligarchi arricchitisi in modo inverosimile in epoca putiniana e colpiti dalle sanzioni occidentali per la crisi ucraina. Putin comunque non fa precipitare nel vuoto chi ha fatto parte del suo “cerchio magico”, e così anche per Iakunin aveva preparato un comodo paracadute: un seggio da senatore. Il governatore dell'enclave baltica di Kaliningrad, Nikolai Tsukanov, aveva infatti candidato l'amico di dacia del presidente a rappresentare la regione al Consiglio della Federazione. I giochi sembravano fatti, Iakunin non sarebbe stato scaricato del tutto, ma avrebbe visto la sua influenza ridimensionata. Il diretto interessato però ha cortesemente declinato l’invito.

Una decisione peraltro forse comprensibile: il Senato a Mosca ha solo una funzione rappresentativa, mentre le ferrovie statali russe sono un colosso mondiale con 835mila dipendenti e 86mila chilometri di linee ferroviarie. Da capo di Rzd, Iakunin gestiva decine di miliardi di dollari. E godeva di un potere tale da permettersi di dire la propria sui problemi economici del paese e sulla politica estera, al punto da minimizzare sulle sanzioni americane per la crisi ucraina - da cui lui stesso è stato colpito - paragonandole alle zanzare siberiane: fastidiose ma non letali.

L'ex boss di Rzd comunque non si è ritirato a vita privata: qualche mese fa ha lanciato l’Istituto di ricerca ‘Dialogo delle civiltà’ (Doc), un ente che si occupa di questioni di politica ed economia internazionali, ma che secondo alcuni analisti non è che uno dei tanti strumenti di propaganda del Cremlino. Subito dopo essere stato costretto a mollare il timone delle ferrovie russe, Iakunin lanciò un avvertimento ai pezzi grossi vicini a Putin: non considerino i loro privilegi come dei diritti inalienabili perché “la ruota continuerà a girare”.

Ci aveva visto bene.

Ancor più clamorosa è stata la rimozione di Serghei Ivanov da capo dell’amministrazione presidenziale, un posto delicatissimo di potere immenso, c’è chi dice ancor più della poltrona da primo ministro, e per questo affidata a un amico di vecchia data. I cremlinologi a quel punto si sono scatenati ed è stato un profluvio di vaticini, dedicati appunto alla nouvelle vague in corso. “La lista di amici consegnati alla pensione non farà altro che crescere”, analizza il putinologo Andrei Kolesnikov. “Saranno rimpiazzati da una generazione di 40/50enni pescati nei servizi di sicurezza e forze speciali”. Con un’apertura ai “tecnici e funzionari d’apparato”. Politici di carriera, insomma, il cui compito è di essere “abbastanza efficienti” da gestire la crisi economica e possibili “rivolte politiche” e “sufficientemente fedeli” per garantire che il 2024, scadenza del secondo mandato di Putin dopo le elezioni del 2018, “non porti calamità alla nazione o allo stesso zar”. Una strategia di lungo periodo, quindi. Che secondo Kolesnikov non lascia scampo a vane speranze. “La liberalizzazione della sfera politica russa avverrà solo se il presidente lo desidera; se l’ordine sarà invece di avvitare i bulloni fino al punto di rottura quell’ordine verrà eseguito. Non esiste nessun consiglio segreto per l’ideazione e l’attuazione di riforme né le riforme sono possibili nella politica interna ed estera della Russia”.

Anton Vaino, il sostituto di Ivanov, è dunque divenuto il modello a cui tutti guardano per capire di che pasta deve essere fatto l’Uomo Nuovo putiniano. La girandola degli avvicendamenti, infatti, non si limita alle cariche politiche ma sta tracimando nel cruciale mondo degli apparati di sicurezza, dove ormai è in corso una vera e propria guerra, non priva di colpi bassi (vedi approfondimento).

E il bello è che probabilmente siamo solo all’inizio.

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