Ogni strategia pubblica per
l'abbandono dei carburanti di origine fossile, "se sprovvista di
gradualità e di opportuni meccanismi di sostegno alle imprese
per affrontare la fase di transizione energetica, avrebbe
notevoli implicazioni in termini di competitività, rischiando di
imporre alle imprese ed all'intero Paese oneri sproporzionati ed
eccessivi". E' l'allarme della Confesercenti, in un'audizione
alla commissione industria del Senato, dove ricorda che la
mobilità commerciale nel nostro Paese è affidata al trasporto
"su gomma" alimentato da combustibili fossili tradizionali in
misura superiore all'80% e che i motori diesel di generazione
Euro 6 hanno standard emissivi "sostanzialmente in linea con
quelli elettrici ed ibridi".
L'associazione contesta la stima di diversi media per cui
nel 2030 il 9% dei veicoli circolanti sarà costituito da auto
elettriche, un obiettivo che in Italia si otterrebbe "solo
vendendo sin d'ora 300 mila veicoli elettrici l'anno, mentre ad
oggi siamo alla quota annua di 6 mila". "Inoltre, anche a voler
concedere veridicità a detta stima, - continua Confesercenti -
oltre nove automobili su dieci avrebbero ancora un motore
termico. Forse, dunque, occorrerebbe accettare il fatto che
togliere dalle strade le auto inquinanti sia molto più green che
mettere su strada poche migliaia di elettriche". In Italia
un'auto su tre (circa 13,7 milioni) ha motorizzazione "ante Euro
4"" e rottamare un'unica auto così vecchia, stima Confesercenti,
equivarrebbe ad azzerare le emissioni di 19 veicoli Euro 6.
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