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Mediaset non vuole compromessi, non c'è accordo Vivendi

Mediaset non vuole compromessi, non c'è accordo Vivendi

Occhi sul cda del 25 agosto. Bollorè e De Puyfontaine in sintonia

MILANO, 06 agosto 2016, 19:32

Redazione ANSA

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L 'ad di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi (s), e il presidente Fedele Confalonieri - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'ad di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi (s), e il presidente Fedele Confalonieri - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'ad di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi (s), e il presidente Fedele Confalonieri - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dopo due settimane ad alta tensione tra Vivendi e Mediaset, con il titolo sotto pressione in Borsa, ad agosto tutto appare fermo e forse solo le 'diplomazie' sono al lavoro per tentare di evitare di arrivare allo scontro in Tribunale e condurre a buon fine l'alleanza.

Il mandato che ha Pier Silvio Berlusconi però, secondo quanto si apprende, non è quello di trattare ma di far rispettare il contratto, per sua natura vincolante. Non risultano dunque in agenda incontri e il primo appuntamento istituzionale è quello che attende il board di Vivendi con i conti della semestrale, il prossimo 25 agosto. E anche vero che Vincent Bollorè, presidente e primo azionista con il 14,35% di Vivendi, non resta con le mani in mano nemmeno in estate (tutti ricordano l'agosto 2014 e il summit sul Paloma, lo yacht al largo della Costa Smeralda per parlare dell'ingresso in Telecom). Il gruppo francese ha chiesto a maggio di rivedere il contratto firmato ad aprile sul passaggio di proprietà di Mediaset Premium, dopo l'analisi fatta da Deloitte che metteva in evidenza come il business plan (che prevede il raggiungimento dell'equilibrio operativo di Mediaset Premium fin dal 2018) si basa su ipotesi definite dal consulente "irrealistiche", e andrebbe "rivisto seriamente al ribasso".

Questo è il fulcro del braccio di ferro tra i due gruppi. Secondo indiscrezioni di stampa gli adivsor e i legali avrebbero proposto un compromesso, invece del passaggio del 100% di Mediaset Premium un co-controllo al 44,5% (e l'11% di Telefonica che rimarrebbe ancora agli spagnoli). Questo eviterebbe il consolidamento dei conti Premium e nella capogruppo Vivendi verrebbe a detenere un pacchetto più cospicuo, pari al 7% del capitale (invece dello scambio azionario paritetico al 3,5% pattuito).

C'è anche chi ipotizza, anche se fino ad oggi nono sono state superate soglie rilevanti, che Fininvest potrebbe aver fatto acquisti sul mercato. Quando la domanda era stata posta all'ad di Vivendi de Puyfontaine, come possibile 'extrema ratio', il manager non aveva risposto ma aveva solo rimarcato di essere fiducioso di riuscire ad arrivare a una soluzione. "Il contratto è vincolante - ha recentemente dichiarato Pier Silvio Berlusconi al Financial Times -. La loro nuova proposta, inviata il 25 luglio, ha completamente cambiato i termini. Dobbiamo proteggere noi stessi" lasciando intendere di essere pronti a procedere per vie legali senza compromessi. Quale sia la via che il Biscione seguirà ora, mette in luce la stampa, con la vendita del Milan, Fininvest ha nuove frecce al suo arco, concretamente 520 milioni di euro che si sommano alla preesistente liquidità pari a 330,6 milioni, portando così la cassa a disposizione a circa 850 milioni di euro.

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