/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Pensioni: governo a lavoro, nel 2016 crollo nuovi assegni

Pensioni: governo a lavoro, nel 2016 crollo nuovi assegni

Sindacati, serve più flessibilità. Zanetti, sistema non peggiorerà

22 aprile 2016, 09:48

Redazione ANSA

ANSACheck

Inps - RIPRODUZIONE RISERVATA

Inps - RIPRODUZIONE RISERVATA
Inps - RIPRODUZIONE RISERVATA

 L'aumento dei requisiti per l'accesso alla pensione scattato a inizio anno ha inciso sull'andamento delle liquidazioni dei nuovi assegni: nel primo trimestre - secondo i dati diffusi oggi dall'Inps - gli assegni liquidati nel complesso sono stati 95.381 con un calo del 34,5% rispetto ai 145.618 del primo trimestre 2015. Il dato ha risentito soprattutto dell'aumento della speranza di vita (quattro mesi in più per tutti) mentre per le donne del settore privato si registra un incremento dei nuovi assegni perché tra la fine del 2015 e l'inizio del 2016 sono uscite le nate nel primo trimestre del 1952 rimaste bloccate fino ad allora dalla riforma Fornero. C'è stato un calo consistente per le pensioni anticipate (il requisito è passato da 42 anni e sei mesi per gli uomini a 42 anni e 10 mesi mentre per le donne basta un anno in meno) passate dalle 38.314 del primo trimestre 2015 a 20.629 nei primi tre mesi di quest'anno (-46,1%).

Un calo consistente si è avuto anche per gli assegni sociali, quelli erogati ad anziani privi di reddito o con un reddito molto basso, passati da 13.033 a 7.501 (-42,4%). Per ottenere l'assegno sociale infatti sono necessari 65 anni e sette mesi di età (65 e 3 mesi fino alla fine del 2015). I dati Inps non sorprendono i sindacati che tornano a chiedere di introdurre maggiore flessibilità in uscita tenendo conto dei diversi lavori e senza penalizzare troppo i lavoratori. Il Governo è impegnato nella ricerca di una soluzione che sia sostenibile per i conti pubblici nel lungo periodo e sembra guardare soprattutto al prestito pensionistico probabilmente limitandolo solo ai lavoratori che perdono il lavoro a pochi anni dalla pensione e con un contributo dell'azienda.

Resta sul tavolo anche la possibilità di uscita anticipata con una penalizzazione (almeno il 3-4% dell'assegno per ogni anno di anticipo) ma questo potrebbe dare problemi nel breve periodo per l'esborso immediato per le pensioni mentre il recupero avviene nel tempo. "Non intendiamo mettere a rischio la stabilità dei conti - dice il vice ministro dell'Economia, Enrico Zanetti - inserendo in questa fase economica elementi di incertezza". "Discutiamo se è realizzabile - dice la leader Cgil, Susanna Camusso - che questo Paese continui ad avere una norma pensionistica che non dà prospettive ai giovani, che non permette a quelli che non ce la fanno più di andare in pensione, che non risolve il tema degli esodati. Quando si parla di prestito - spiega la leader Cgil - si parla di pensioni che valgono 900-1000 euro al mese, che cosa si presta?". "Se c'e' meno gente che riesce ad andare in pensione - dice la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan - lo si deve purtroppo alla rigidità della attuale legge. Per questo noi chiediamo di cambiarla introducendo la flessibilità in uscita che è sempre più necessaria. Siamo un paese in cui si va in pensione a 66- 67 anni a prescindere dal lavoro che si fa e dagli anni di contributi versati. E questo e' improponibile". "Noi continuiamo a ripetere - sottolinea il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo - che bisogna fare la flessibilità in uscita senza oneri per coloro che devono andare in pensione".

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

Guarda anche

O utilizza