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Latte: Coldiretti, migliaia in piazza con mucche e trattori

Latte: Coldiretti, migliaia in piazza con mucche e trattori

Protesta allevatori a Udine contro grave crisi settore

UDINE, 02 aprile 2016, 12:49

Redazione ANSA

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Latte: Coldiretti, migliaia in piazza con mucche e trattori - RIPRODUZIONE RISERVATA

Latte: Coldiretti, migliaia in piazza con mucche e trattori - RIPRODUZIONE RISERVATA
Latte: Coldiretti, migliaia in piazza con mucche e trattori - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sono migliaia gli allevatori che con trattori e mucche sono arrivati questa mattina a Udine, a un anno dalla fine delle quote latte, per la manifestazione nazionale della Coldiretti tesa a denunciare "una crisi senza precedenti che sta provocando la strage delle stalle italiane". Molti gli striscioni e cartelloni esposti sui quali si leggono le richieste degli allevatori: "Chi acquista ha il diritto di sapere se quello che compra è veramente fatto in Italia", "Più trasparenza con l'etichettatura di origine obbligatoria" e "Stop a speculazioni: giusto prezzo per produttori e consumatori", "Avete preso i nostri marchi, non vi daremo le nostre mucche". In piazza è stata montata una caldaia per la preparazione del formaggio, ma è esposta anche una selezione dei migliori formaggi della montagna italiana ritenuti "a rischio di estinzione" a causa delle cagliate e delle polveri di latte straniere, come quelle che sono state scoperte recentemente alla frontiera del Tarvisio. Per la mobilitazione nazionale è stata scelta Udine, poiché il Friuli Venezia Giulia è considerato la porta di ingresso in Italia di centinaia di milioni di chili di latte stranieri, anche come trasformati e semilavorati industriali, che vengono spacciati con l'inganno come Made in Italy. Il risultato è che nella regione il prezzo per il latte pagato agli allevatori è il più basso d'Italia.  Di fronte al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, dove è stato fissato il cuore della manifestazione, è presente anche la pronipote della mucca 'Onestina', simbolo della battaglia per il Made in Italy degli allevatori che chiedono "di continuare a mungere con un prezzo giusto e onesto".

Dossier Coldiretti, da fine quote chiuse 1.500 stalle
Dalla fine delle quote latte, un anno fa, hanno chiuso in Italia almeno 1.500 stalle, la maggioranza in montagna, per effetto del crollo del prezzo pagato agli allevatori che è sceso al di sotto dei costi di alimentazione del bestiame, su valori di quindici anni fa. E' quanto emerge dal dossier Coldiretti 'Quote latte: un anno dopo' presentato alla mobilitazione di migliaia di allevatori in corso a Udine. Il prezzo del latte alla stalla, riferisce il dossier, sta crollando da 0,44 euro al litro nel marzo 2014 a 0,37 nel marzo 2015 ed è ora mediamente di 0,33, con punte fino a 0,30 euro in Friuli Venezia Giulia, dove si registrano le quotazioni più basse d'Italia per la pressione delle importazioni di bassa qualità. La vita o la morte di molte stalle sopravvissute fino ad ora in Italia dipende - sostiene la Coldiretti - da almeno 5 centesimi per litro di latte che si ricavano dalla differenza tra i costi medi di produzione pari a 38-41 centesimi e i compensi attualmente riconosciuti. Per effetto di questi pochi centesimi le stalle presenti in Italia dopo la fine delle quote latte sono scese al minimo storico di meno di 33 mila unità, rispetto alle 180 mila attive nel 1984 all'inizio del sistema delle quote. "Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado", afferma il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, per il quale "in pericolo c'è un patrimonio culturale, ambientale ed economico del Paese", ma anche "i 120 mila posti di lavoro nell'attività di allevamento da latte che è per metà destinato ai 49 formaggi italiani a Denominazione di origine protetta (Dop), un primato a livello europeo".

Coldiretti, è straniero in 3 cartoni su 4
Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta. E' quanto emerge dal dossier Coldiretti 'Quote latte: un anno dopo' presentato oggi a Udine alla mobilitazione nazionale degli allevatori. Secondo lo studio, a fronte di una produzione nazionale di circa 110 milioni di quintali di latte, sono 85 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente dall'estero, sotto forma di concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare "magicamente" mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori. Si tratta di circa il 40% e, secondo Coldiretti, "c'è il rischio concreto che il latte straniero possa a breve per la prima volta superare quello tricolore". Nell'ultimo anno - denuncia la Coldiretti - hanno addirittura superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall'estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10% dell'intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall'Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità. "In un momento difficile per l'economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l'obbligo di indicare in etichetta l'origine degli alimenti, ma anche con l'indicazione delle loro caratteristiche specifiche a partire dai sottoprodotti", ha detto il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.

Tonnellate da buttare con disdetta contratti
"Tonnellate di latte da buttare perché sono stati disdetti i contratti e non viene più ritirato dalle stalle, dove bisogna però continuare a mungere per non far soffrire gli animali". A denunciarlo è stato stamane a Udine il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, presente alla mobilitazione di migliaia di allevatori scesi in piazza con mucche e trattori a un anno dalla fine delle quote latte che coincide con la scadenza della maggioranza dei contratti all'inizio di aprile, che ha provocato il crollo dei prezzi riconosciuti agli allevatori, ma anche il mancato ritiro del latte. "Non è più in vigore l'accordo sul prezzo del latte e si tagliano in modo unilaterale i compensi agli allevatori sotto il ricatto - sottolinea la Coldiretti - di non accettare la consegna di un prodotto deperibile come il latte". Il fatto che il latte italiano venga rifiutato, secondo Coldiretti, "dimostra quanto sia strumentale la posizione di chi sostiene che il latte straniero è necessario per soddisfare la domanda nazionale". Per l'organizzazione agricola, la realtà è che "si punta a far chiudere le stalle per giustificare l'aumento delle importazioni di semilavorati di provenienza straniera a basso costo e scarsa qualità per sostituire il latte italiano". Una speculazione che sarebbe divenuta ancor più conveniente a seguito dell'embargo russo ai prodotti lattiero caseari europei che, dovendo trovare nuovi sbocchi, stanno invadendo il mercato italiano.
   

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