/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Raffaello Sanzio, somma luce e buio

Raffaello Sanzio, somma luce e buio

Inediti ed enigmi nella nuova monografia di Claudio Strinati

ROMA, 29 gennaio 2017, 11:17

Nicoletta Castagni

ANSACheck

La copertina del libro di Claudio Strinati 'Raffaello ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di Claudio Strinati  'Raffaello ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di Claudio Strinati 'Raffaello ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

CLAUDIO STRINATI, 'RAFFAELLO' (EDIZIONI SCRIPTA MANEANT, PP. 360, 85 EURO) Dagli esordi a Urbino ai trionfi romani, fino alla consacrazione quale massimo pittore di tutti i tempi, lo storico Claudio Strinati indaga e approfondisce in un nuovo libro la vita e le opere di Raffaello Sanzio, divenuto nei secoli il simbolo indiscusso dell'armonia rinascimentale. Più che una vera e propria monografia, il raffinato volume, corredato da 340 splendide immagini e pubblicato dalla casa editrice bolognese Scripta Maneant, è una narrazione della vicenda umana e artistica del genio urbinate, che non fu solo il susseguirsi di successi e riconoscimenti tramandati dalla tradizione, ma presenta punti oscuri, enigmi insolubili, scandagliati dall'autore alla ricerca di nuove suggestioni (e qualche possibile inedito).
    Come tutte le pubblicazioni d'arte di Scripta Maneant, anche questa su Raffaello presenta infatti rinnovati motivi di riflessione, sia sull'attribuzione di alcune opere comparse (o già molto conosciute) sul mercato antiquario sia sulla stessa visione dell'arte, che portò il più celebrato pittore della Rinascenza a rivoluzionare il concetto di bottega e a creare per primo una vera e propria scuola. Per non parlare di quella lineare biografia, invece costellata di pettegolezzi contrastanti volti a dipingere il giovane artista ora come un santo ora come un depravato.
    Sicuramente era un genio, dice Strinati, che lo racconta fin dalla nascita, avvenuta nel 1483 a Urbino, dove il Duca di Montefeltro aveva dato vita a una delle più splendide corti italiane ed europee. Il padre Giovanni Santi, oltre a esserne il pittore ufficiale, era altresì letterato e storico dell'arte, conoscitore della politica e della diplomazia, che avvicinò subito al figlio, quando ancora bambino venne introdotto a bottega. La conoscenza impressionante di tutte le tecniche artistiche e del saper vivere non sarebbero però bastate al giovane per la sfolgorante carriera che l'attendeva. Neanche il cambio del nome in Raffaellus Sanctii, che gli conferiva la "qualifica di 'uomo antico', proveniente dal mondo classico", dice Strinati, sarebbe stato sufficiente a creare intorno a lui quell'aurea imperitura. Raffaello era un genio, dotato di incredibili talenti, che a 11 anni, alla scomparsa del padre, fu in grado di prendere in mano la bottega più fiorente di Urbino, e a 16 diventare egli stesso maestro fino a trovare le porte spalancate di tutte le corti italiane. Se gli amici Baldassarre Castiglioni e Agostino Chigi lo introducono presso i committenti più prestigiosi del tempo, sono il suo stile e la sua poetica a imporsi in ogni ambiente. "Si può dire che Raffaello sia stato il primo esempio di raccomandato della storia - ironizza Strinati - ma la sua era somma scienza. Pur giovanissimo aveva un'immensa autorevolezza, tanto che Giulio II lo preferì a pittori del calibro di Lorenzo Lotto e il Sodoma". Il pontefice, del resto, fu ben ripagato di quella fiducia, perché, a soli 26 anni, nelle stanze papali, Raffaello dipinse un capolavoro assoluto come la 'Scuola di Atene'. Gli ultimi anni della sua breve vita sono indagati dall'autore in modo approfondito in quanto i più enigmatici. E anche quelli in cui si dispiega la sua concezione dell'arte, per traghettare la sua fiorente bottega al rango di 'scuola'.
    Diventato una sorta di soprintendente delle Belle Arti, incarico conferitogli da Leone X, quasi smise di dipingere, o almeno le opere di quel periodo, seppur firmate, dice Strinati, sono quelle che lasciano più dubbi tra gli storici dell'arte sulla loro completa autografia. Un capitolo a sé è la 'Fornarina' (1519), il magnifico ritratto conservato nelle collezioni di Palazzo Barberini, forse l'amante di un Raffaello, che secondo i biografi muore l'anno dopo 'per eccessi amorosi', o forse la compagna dell'amico Agostino Chigi, cui Raffaello stava affrescando la Villa Farnesina, dove il papa in persona sarebbe andati a unirli in matrimonio. Nonostante l'opera sia firmata, alcuni studiosi ritengono sia stata realizzata a più mani, fra cui quelle dell'allievo Giulio Romano. "Io propendo per la piena autografia", dice Strinati, ma l'enigma permane. E comunque, prosegue l'autore, all'epoca i dipinti non venivano eseguiti dal maestro dall'inizio alla fine, "quello che contava era l'invenzione". Fino al 1515 ogni opera è certa, poi Raffaello inizia la sua rivoluzione nella bottega, che da sistema artigianale si fa scuola per insegnare agli allievi non tanto le tecniche e i materiali, quanto per infondere una nuova mentalità e insegnare l'arte.
    Capace, come nessun altro, di rappresentare sia il massimo fulgore della luce sia il buio più profondo, persino in un affresco quale 'La liberazione di San Pietro' nella Stanza di Eliodoro, Raffaello, che forse anche nella sua vita sperimentò questi aspetti di illuminazione e oscurità, cercò di trasmettere una dimensione dell'arte intesa come scienza, come scoperta.
   
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza