GIORGIO PESTELLI, IL GENIO DI BEETHOVEN (DONZELLI, PP. 210, EURO 19) Far parlare le nove sinfonie come se fossero "vere e proprie azioni", vederle tutte insieme come un "romanzo di formazione".
In un viaggio davvero speciale ce le mostra in questa veste inedita il musicologo Giorgio Pestelli nel libro 'Il genio di Beethoven', pubblicato da Donzelli nelle Saggine.
"E' difficile raccontare la musica. Non si fa, di solito si sente, si canta. Il mio tentativo è sempre stato quello di trovare dentro il linguaggio musicale quello che colpisce le orecchie, la mente, la memoria. Le sinfonie per me parlano.
Beethoven ha la capacità straordinaria di creare dei prototipi emotivi" spiega all'ANSA Pestelli che in questo libro non specialistico riesce ad avvicinare, come in altre sue opere, anche il lettore non professionista e a fargli percepire il valore di questo patrimonio di cultura e bellezza.
"La prima sinfonia rappresenta il momento in cui il protagonista si allontana dalla sua origine, dai suoi maestri Mozart e Haydn che, dalla terza sinfonia in poi, abbandonerà. La quinta è come mettersi un leone in casa per la violenza con cui ci travolge" sottolinea Pestelli che è professore emerito di Storia della musica all'Università di Torino e fra l'altro è stato, dal 1982 al 1986, direttore artistico dell'Orchestra e Coro della Rai di Torino.
'Il genio di Beethoven' è impostato come una guida all'ascolto che oltre a distinguere la fisionomia di ogni sinfonia, la contestualizza con dati storici e culturali indispensabili. "Soprattutto per la terza sinfonia è fondamentale il contesto storico. Nasce durante la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche che hanno sconvolto la civiltà di quel tempo. E anche se Beethoven ha partecipato idealmente si sente, dalla terza alla quinta sinfonia, il desiderio di fare qualcosa di socialmente utile" afferma Pestelli. "Ai primi dell'Ottocento - continua - la musica doveva essere qualcosa di piacevole. La quinta sinfonia, invece, non ha per scopo la piacevolezza ma l'azione, la spinta a combattere per qualcosa" racconta il musicologo.
E anche se le nove sinfonie non sono state concepite come un unicum, non si fa fatica in questo viaggio a seguire il percorso del romanzo di formazione di Pestelli in cui si immagina un giovane che parte per il vasto mondo, si scontra con ostacoli e difficoltà, li supera con la volontà d'azione (quinta sinfonia) per arrivare alla fine ad alzare lo sguardo a una dimensione universale (nona sinfonia).
"Dalla prima all'ottava, le sinfonie di Beethoven sono state scritte in sei o sette anni e spesso una sull'altra. In questo senso sono molto unite, ma ciascuna di esse ha una propria fisionomia. La nona arriva dopo, quando ha concluso questa ondata sinfonica e si dedica al pianoforte e alla musica da camera, più intima" dice Pestelli. "La nona - aggiunge - è venuta fuori un pO' per un'occasione esterna, la Filarmonica di Londra avevo chiesto a Beethoven un lavoro, unita all'antico sogno di musicare l''Ode alla gioia' di Schiller". Un viaggio che alla fine può "aiutarci a vivere senza temere la vita" si augura Pestelli.
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