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L'assedio, paura del migrante alieno

L'assedio, paura del migrante alieno

Massimo Franco e l’identità sgretolata di un’Europa

ROMA, 05 aprile 2016, 10:02

Marzia Apice

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 MASSIMO FRANCO, L'ASSEDIO. Come l'immigrazione sta cambiando il volto dell'Europa e la nostra vita quotidiana (Mondadori, pp.170, 18.50 Euro). Dove sta andando il Vecchio Continente? Le ondate migratorie di profughi e la paura del terrorismo, unite alla crisi economica, hanno colpito al cuore un'Europa non sufficientemente forte che ha visto "vacillare all'improvviso le sue certezze di «Continente perfetto», democratico, pacifico, aperto agli altri: una sorta di piccolo paradiso laico e terreno delle libertà individuali e collettive". Massimo Franco racconta così il volto fragile dell'Europa nell'ultimo libro "L'assedio", edito da Mondadori, delineando con acume una "nuova geografia", in cui torna, emblema di un passato che si credeva sepolto, il mito del "muro" come arma capace di difenderci dagli "alieni" migranti. Altro che "Eden senza guerra e senza fame", scrive l'autore: il nostro continente appare più come un territorio diviso dagli interessi autarchici, in cui ognuno cerca nel "diverso", nel disperato che arriva a piedi o con i barconi, il capro espiatorio, la giustificazione alle mancanze e alle ambiguità, alle contraddizioni e agli errori politici commessi negli ultimi anni. Stiamo dunque vivendo un assedio o soffriamo invece della "sindrome dell'assedio"? Più probabilmente è la seconda affermazione quella giusta: in reazione all'immigrazione reagiamo con un ripiegamento su noi stessi che rappresenta solo lo sgretolamento della nostra identità. Un'identità messa in crisi dalla nostra inadeguatezza, dall'incapacità di fornire una risposta concreta alle sfide del presente. Ecco allora il proliferare inarrestabile di leader populisti e xenofobi, per contrapporsi ai fanatismi religiosi e alla violenza del terrorismo islamico. L'autore spiega con precisione la strada percorsa dall'Europa, offrendo dati, aneddoti, analisi e riflessioni.
    Mentre Papa Francesco parla di "terza guerra mondiale", noi europei cerchiamo a tutti i costi di difendere i confini (la parola chiave per Franco) per proteggere qualcosa che neppure noi sappiamo più cosa è: la nostra identità, o forse il ricordo di un sogno, quando, dopo i grandi conflitti del '900, l'Europa ambiva a essere un modello di democrazia. Langue la speranza, se ora il Vecchio continente appare indebolito da rigurgiti nazionalisti, con i singoli Stati che si nascondono dietro alla paura del migrante, solo per non svelare la diffidenza che nutrono reciprocamente. Il Nord si contrappone al Sud, l'Est all'Ovest: un rifiuto dei "barbari" che banalizza i problemi dando voce alla pancia e non alla testa, e che appare insensato nell'epoca della globalizzazione, anche perché non solo è un freno all'economia, ma permette il proliferare di una "industria dell'immigrazione" con derive di illegalità. Se la si guarda con obiettività, appare sempre più smarrita questa Europa che fa la voce grossa eppure non trova altri appigli se non la moneta comune a cui aggrapparsi per mostrare un'unità fallace, ormai presente solo sulla carta e del tutto irrealizzata. E la mancanza di una visione complessiva e lungimirante emerge dal libro con grande drammaticità: l'Europa è ferma sulla propria autoreferenzialità, senza riuscire a trasformare il cambiamento inarrestabile che sta vivendo in un'opportunità da cogliere. La speranza è che, superando con fiducia gli egoismi e le paure, questa opportunità la colgano i giovani.
   

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