PAOLA TREPPO, 'NATALE IN FRIULI:
TRADIZIONI, MISTERI E PERSONAGGI DI UN'EPOCA SOSPESA TRA MITO E
STORIA' (CHIANDETTI EDITORE, PP 100, EURO 15). San Nicolò con i
suoi krampus, Santa Lucia, l'oselìn del Friuli Occidentale, i
canti della Stella e all'Oginato, il nadalin, il pezzo di legno
selezionato dagli uomini che, durante l'anno, "facevano bosco" e
che sarebbe stato bruciato la notte di Natale: la giornalista
Paola Treppo ha raccolto e collazionato usi e costumi del Natale
tramandati, con difficoltà, oralmente; pochi altri trasmessi e
sopravvissuti grazie a tanti testi e pubblicazioni locali
conservati per la passione per la propria terra di ricercatori,
storici e studiosi di paese.
Così, dal passato sono emersi i volti, le usanze e perfino le
emozioni che contraddistinguevano la festa della composita e
coesa comunità friulana. Ne è nato questo libro, 'Natale in
Friuli: tradizioni, misteri e personaggi di un'epoca sospesa tra
mito e storia', che intende rallentare per un istante il ritmo
frenetico dei nostri anni per sostituire app, identità digitali
e social con più ingenue cartoline e santini d'epoca, biglietti
di auguri degli emigrati e rassicuranti foto storiche.
E' "uno spaccato variegato, diversificato, complesso del 25
dicembre di un tempo, a volte di difficile decifrazione, dal
grande fascino, dai tratti molto forti, e di diversa
derivazione", commenta Treppo, che si è affrettata nel suo
lavoro "prima che le memorie dei nonni e dei bisnonni si perdano
nel 'fare' contemporaneo, e prima di perdere il senso di
meraviglia che regalava l'Avvento di una volta". La giornalista
ha battuto il vasto territorio friulano alla ricerca delle
testimonianze degli anziani sui loro anni di gioventù, in
un'epoca così diversa eppure che si distanzia dalla nostra solo
un secolo. Dal Tarvisiano alle terre di Laguna, dal Friuli
Occidentale, passando per la Carnia, le Valli del Natisone e del
Torre, e dalle pianure silenziose del "Medio", si condensa un
racconto vero, autentico che risale all'indietro negli anni,
fino a qualche avo, "un prezioso patrimonio", come lo definisce
l'autrice. Che in questo lavoro ha chiesto anche la
collaborazione di Comuni, di scrittori, giornalisti e gestori di
siti web, fotografi.
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