Il giudice del Tribubale civile di
Nuoro, Salvatore Falzoi, ha ordinato con un decreto di "non
pubblicare o divulgare il libro Bandito - Matteo Boe: la vita,
il carcere, la libertà, scritto dalla giornalista Laura Secci,
per le edizioni Il Maestrale di Nuoro". Ne dà conto La Nuova
Sardegna, che dal 9 gennaio scorso aveva distribuito il libro in
tutte le edicole in abbinamento al quotidiano.
Il provvedimento segue il ricorso presentato dall'avvocata
Anna Rita Mureddu, che tutela gli interessi dell'ex latitante di
Lula, protagonista di una rocambolesca evasione dal carcere
dell'Asinara (nel 1986), tornato in libertà il 25 giugno 2017
dopo 25 anni di reclusione, 20 dei quali comminatigli per il
sequestro di Farouk Kassam. Il giudice ha accolto la domanda
cautelare fissando per il 21 gennaio alle 9.30 l'udienza di
comparizione delle parti. E quella sarà la sede nella quale si
comprenderanno le ragioni del ricorso, del provvedimento e le
spiegazioni che vorranno offrire la casa editrice e l'autrice
del libro, tutte due "sorprese" dalla decisione del Tribunale.
Il volume vede la sua genesi in una fitta corrispondenza tra
Laura Secci, iniziata nel 2012, e Boe. Proseguita con una serie
di incontri tra lei e l'ex latitante nel carcere di Opera, dove
stava scontando la pena. E proprio Laura Secci (origini sarde,
laurea in Filosofia a Pisa, una lunga parentesi nell'Esercito
con diverse missioni in Medio Oriente, dal 2009 giornalista per
La Stampa) è la persona che ha atteso Boe fuori dal
penitenziario, il giorno della sua scarcerazione, per poi
allontanarsi con lui in auto.
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