Quasi diecimila volumi, alcuni
molto rari, e una grande quantità di materiale archivistico di
enorme interesse storico e documentaristico. Questo patrimonio
apparteneva a Giuseppe Quatriglio, firma storica del Giornale di
Sicilia, scrittore e amico di tanti esponenti della cultura del
Novecento. La figlia del giornalista, Costanza, regista e
sceneggiatrice, ha ora donato libri e documenti alla Biblioteca
centrale della Regione siciliana. Si chiamerà fondo Quatriglio e
presto sarà accessibile agli studiosi, ha annunciato il
direttore Carlo Pastena che è intervenuto alla presentazione del
fondo con l'assessore regionale ai Beni culturali, Alberto
Samonà, e il direttore del Giornale di Sicilia, Marco Romano.
"Queste carte raccontano - ha detto Costanza Quatriglio -
l'universo di uno studioso che ha dedicato l'intera vita a
intrecciare i fili che legano la Sicilia all'Europa e al mondo.
Rappresentano un osservatorio unico da cui guardare la storia
culturale, letteraria e artistica della Sicilia".
Nel fondo sono stati, tra l'altro, conferiti numerosi
periodici e 827 unità archivistiche tra fascicoli, cartelle,
raccoglitori e buste contenenti articoli, manoscritti,
dattiloscritti, carteggi, fotografie, stampe.
L'insieme di carte e documenti racconta la lunga carriera di
giornalista, saggista e scrittore di Giuseppe Quatriglio.
Nell'archivio si ritrovano le sue relazioni con intellettuali e
artisti come Leonardo Sciascia, Giuseppe Prezzolini, Gesualdo
Bufalino, Giuseppe Bonaviri, Ignazio Buttitta, Carlo Levi, Denis
Mack Smith, Antonino Uccello, Renato Guttuso, Emilio Greco,
Pietro Consagra e molti altri. Dalle carte affiora anche il
rapporto di amicizia tra Quatriglio, scomparso nel 2017, e
Sciascia: fu proprio lui nel 1964 a segnalare allo scrittore i
graffiti lasciati dai prigionieri dell'Inquisizione nelle celle
dello Steri. L'importanza del fondo è stata messa in relazione
con la lunga carriera giornalistica di Quatriglio, durata oltre
70 anni, ai suoi viaggi e alle sue testimonianze in giro per il
mondo. Quatriglio ha lasciato anche un ricco patrimonio
fotografico nel quale si ritrovano il rigore dei suoi racconti e
la tendenza a collegare le immagini con la parola.
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