spiega Zeichen - un poeta narrativo, un poeta del racconto, molto veloce e simultaneo, soprattutto nei tempi di Internet. Lavoro come un chimico che fa prodotti sofisticati".
Ne 'La Sumera', uscito a fine 2015, tre amici, due pittori e un poeta, si muovono in una Roma sempre più indifferente. In passeggiate tra la Flaminia e la Galleria Nazionale d'Arte Moderna, dibattono di pittura, poesia, cercano nuove strade. Sono "tre vecchi ragazzi", un pò vitelloni felliniani, che si struggono tra amori impossibili e post romantici. Tutto si ferma davanti a una donna senza nome, la Sumera appunto. "I protagonisti - afferma - sono sempre persone di un certo ceto, di una certa velleitaria professionalità. Ho già due Oscar Mondadori con le mie poesie. Ho il medagliere, ma l'ambizione non si ferma. A spingermi con più sicurezza verso il romanzo è stata la scrittura di una serie di racconti, dieci o dodici anni fa, pubblicati la domenica su 'La Repubblica'".
Zeichen, che è originario di Fiume ma vive da sempre a Roma, conosce bene il Premio Strega: "ho passato diverse belle serate in quel bagno di folla e curiosità. Aurelio Picca e Renato Minore sono due amici molto severi e molto amanti della letteratura. Ho la loro stima e questo mi lusinga". Dopo 'La Sumera' Zeichen vuole continuare sulla strada della narrativa: "non ho più nulla da dire con la poesia. Basta, non ne posso più. La narrativa è un abisso interiore di fantasmi, di cose reali. Io sono un concettuale, non vedo mai niente con la poesia. Nella prosa invece le figure si avvicendano, passano. Probabilmente farò qualcos'altro".
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