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Fuoco Nero, l'arte attorno e dopo Burri

Fuoco Nero, l'arte attorno e dopo Burri

A Parma dal 21/12 esposte circa 170 opere da Paladino a Xerra

ROMA, 15 dicembre 2014, 15:08

Nicoletta Castagni

ANSACheck

Mostre: Fuoco Nero, l 'arte attorno e dopo Burri - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mostre: Fuoco Nero, l 'arte attorno e dopo Burri - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mostre: Fuoco Nero, l 'arte attorno e dopo Burri - RIPRODUZIONE RISERVATA

    Circa 170 opere realizzate da grandi artisti contemporanei come Paladino, Nunzio, William Xerra raccontano a Parma qual è stata e cosa resta della lezione di Alberto Burri che rivoluzionò nell'immediato dopoguerra la materia e la struttura dell'opera d'arte. Dal 21 dicembre al 29 marzo nel Salone delle Scuderie del Palazzo della Pilotta, in una grande mostra, 70 dipinti e altrettante immagini fotografiche testimoniano quanto sia ancora viva e palpitante la riflessione sulla produzione del pioniere dell'Informale.
    Intitolata 'Fuoco nero: materia e struttura attorno e dopo Burri', la rassegna mette a confronto la ben nota sequenza di Aurelio Amendola che fotografa Burri mentre crea una Plastica col fuoco con il grande 'Cellotex' di Alberto Burri, appunto nero, punto di partenza della mostra. Lo Csac dell'università di Parma ha infatti ricevuto in dono, circa 40 anni fa, questo importante capolavoro realizzato da Burri nel 1975. Attorno all'opera dell'ateneo parmense, in occasione anche dell'approssimarsi del centenario della nascita dell'artista umbro (1915-1995), gli organizzatori hanno pensato di chiedere a significativi pittori, scultori, fotografi, giovani e meno giovani, almeno un'opera che essi pensassero comunque collegata o riferibile alla ricerca di Alberto Burri. L'idea era anche quella di chiedersi, oggi, che cosa è vivo, che cosa resta, nella memoria dell'arte, del grande maestro scomparso. Nel giro di due anni, a questo invito hanno risposto generosamente, e con importanti opere, in molti. Fra questi Bruno Ceccobelli e Nunzio, Mimmo Paladino e Luca Pignatelli, Marcello Jori e Alberto Ghinzani, Pino Pinelli e Giuseppe Maraniello, Giuseppe Spagnulo e Emilio Isgrò, Attilio Forgioli e Mario Raciti, Medhat Shafik e Franco Guerzoni, Luiso Sturla e Renato Boero, Raimondo Sirotti e Davide Benati, Concetto Pozzati e Enzo Esposito, Gianluigi Colin e William Xerra. Agli artisti è stato anche chiesto di illustrare le ragioni per cui l'opera donata si collegava alla ricerca di Burri, in modo che anche le loro motivazioni appaiono un contributo storico significativo. A fronte della risposta entusiasta all'iniziativa del Csac, si trattava quindi di individuare in quale maniera raccontare il rapporto con Burri di molti artisti dagli anni '50 in poi e come ricostruire il tessuto del dibattito in anni cruciali. Prendendo spunto dalla componente strutturale che sempre articola, fin dagli anni '40, l'opera di Burri, si sono dunque ideati due percorsi, sempre però collegati e comunicanti: quello della ricerca sulla materia e quello della articolazione delle strutture. Per mettere in evidenza questa vicenda si è dunque attinto alle raccolte dello Csac puntando, ad esempio, su alcune figure del Gruppo Origine (1950-1951), con opere di Colla, Ballocco, Guerrini, e ancora del Gruppo 1 con Biggi. Era anche necessario provare a restituire, almeno per cenni, le esperienze dei due centri principali della ricerca di quegli anni, da una parte Roma con, ad esempio, Gastone Novelli e Toti Scialoja che dialogano con Cy Twombly e con l'Abstract Expressionism americano, e, a Milano, Lucio Fontana. Ad esse si sono affiancate quindi altre esperienze, come quella lombarda, napoletana, ligure, emiliana, attraverso le opere, fra gli altri, di Tavernari e Spinosa, di Pierluca e Morlotti, di Arnaldo Pomodoro e Zauli. Distinto da questo filone di ricerca informale, ecco lo sviluppo del modello burriano incentrato sull'indagine sulla struttura, che in mostra si concretizza nei lavori di Perilli, Pardi, Garau, Toti Scialoja. Era inoltre importante provare a definire, sia pure solo per cenni, il significato dell'opera di Burri all'estero, documentato nel percorso espositivo del Palazzo da un pezzo di Joe Tilson e, a contrappunto, un grande collage di Louise Nevelson (legato alla ricerca americana degli anni '50) e quelli di Nancy Martin. Significativa in mostra anche la presenza della fotografia. Oltre alla sequenza di Amendola, ecco il gruppo di pirogrammi degli anni '50 di Nino Migliori, mentre di Mimmo Jodice è presente un importante 'muro'. Non mancano Giovanni Chiaramonte con una ricerca degli anni '70 su una casa distrutta, Mario Cresci con una sequenza sulle rocciose spiagge di Sicilia. A queste opere si aggiunge l'esperienza più legata al Concettuale di Brigitte Niedermair, attenta alla lingua dell'astrazione quella di Gianni Pezzani.
   
   

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