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Addio a Stephen Hawking, la sua vita in un film

Addio a Stephen Hawking, la sua vita in un film

Miracolo di ottimismo e genio nella 'Teoria del tutto'

14 marzo 2018, 12:10

Francesco Gallo

ANSACheck

Stephen Hawking © ANSA/AP

Stephen Hawking © ANSA/AP
Stephen Hawking © ANSA/AP

'Per quanto dura possa essere la vita, laddove c'e' vita c'e' speranza'. Parola dello scienziato Stephen Hawking di cui si racconta la vita in La teoria del tutto.

Il film, interpretato da Eddie Redmayne (fresco di Golden Globe come miglior attore) e' basato sulle memorie della ex moglie Jane Hawking 'Travelling to Infinity: My Life with Stephen' e diretto dal premio Oscar James Marsh (Man on Wire), racconta con rigore e alcuni momenti di commozione una vita difficile, ma vissuta all'insegna di un mostruoso ottimismo.

Il tutto condito da un grande inossidabile amore. Siamo nei primi anni Sessanta: Stephen Hawking (Eddie Redmayne) e' solo uno studente di cosmologia di Cambridge particolarmente smart e determinato a trovare una spiegazione semplice ed eloquente ai misteri dell'universo. Il suo aspetto da nerd ante litteram non gli impedisce di fare colpo e innamorarsi di una studentessa di lettere, Jane Wilde (Felicity Jones). Ma quando tutto sembra andare bene, la sua vita e' travolta dalla diagnosi di una malattia dei moto-neuroni che gli compromette movimento e linguaggio, lasciandogli, secondo le analisi dei medici, solo due anni di vita. La sua ostinazione, superata da quella ancora piu' grande di Jane, non solo gli fara' accettare di vivere, ma anche di sposarsi e procreare tre figli. Non solo, ma anche di pensare, per se', a una sua nuova vita affettiva. E questo, nonostante la sua malattia degenerativa lo costringa su una moderna sedia a rotelle e, per parlare, ad usare un computer. Insomma uno dei piu' grandi cervelli viventi al mondo (ora ha 72 anni), l'astrofisico Stephen Hawking alla ricerca del significato stesso del tempo e del mondo al grido 'la fisica e' tornata' non molla.

E come si vede nel film grazie a uno spirito tipicamente inglese che a volte sorprende davvero in un corpo cosi' martoriato. Il regista britannico vincitore dell'Oscar al miglior documentario nel 2009 per Man on Wire - Un uomo tra le Torri sull'impresa del funambolo Philippe Petit che nel 1974 cammino' in equilibrio su un cavo teso tra le Torri Gemelle di New York, questa volta resta sul piano della classicita', temendo forse di cadere in una troppo facile retorica. Una curiosita': la produttrice Lisa Bruce e lo sceneggiatore Anthony McCarten hanno passato tre anni a convincere Jane Hawking di accettare la possibilita' di fare un film tratto dal suo libro biografico.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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