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Sul Carso presentazione record di un libro, a -329 metri

Sul Carso presentazione record di un libro, a -329 metri

Una trentina di persone si sono calate nell'Abisso di Trebiciano

16 aprile 2016, 17:55

di Francesco De Filippo

ANSACheck

Foto Sandro Sedran S-Team - RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto Sandro Sedran S-Team - RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto Sandro Sedran S-Team - RIPRODUZIONE RISERVATA

Secondo molti si può considerare un record assoluto. Poco importa, di certo, dell'evento si apprezza l'originalità, poiché non capita tutti i giorni di presentare un libro a 329 metri sottoterra. E, quel che conta di più, di farlo davanti a una platea di decine di ascoltatori che si sono sobbarcati due ore di discesa e altrettante di risalita.

Perché, se lo scrittore autore del libro, Pietro Spirito, è un giornalista speleologo, aduso ad antri e fatiche, lo stesso non si può dire dei partecipanti, che ugualmente si sono sobbarcati il non comune sforzo pur di far parte dell'iniziativa. Ma ne valeva la pena: singolare l'iniziativa, singolare lo spettacolo, quando finalmente si giunge sul fondo dell'Abisso di Trebiciano sul Carso triestino, dopo aver attraversato stretti cunicoli e aver macinato un migliaio di pioli sulle scale della ferrata, si schiude una cavità enorme dove, se si dimentica per un istante di essere sottoterra, la presenza di una grande duna di sabbia e del rumore dell'acqua del fiume Timavo che scorre nei pressi, dove forma anche un lago, fa pensare a una spiaggia di notte.

Manco a dirlo, il libro si chiama "Il fiume della notte" (Ediciclo) e parla appunta del misterioso Timavo (Reka in croato) che dalla Croazia attraversa la Slovenia per sfociare in mare nella zona di Duino (Trieste). Nel viaggio, lungo poche centinaia di chilometri, il Timavo compare e scompare più volte infilandosi nella viscere della Terra, secondo un percorso che non è stato ancora scoperto completamente. Grazie ad altri due esperti speleologi, Clarissa Brun e Franco Gherlizza, che se ne sono sobbarcati il peso, sul fondo dell'Abisso è stato attrezzato un piccolo schermo sul quale una piccola telecamera ha proiettato immagini inerenti il Timavo e le ricerche fatte nell'ultimo secolo. Insomma, una vera presentazione, alla quale mancavano soltanto le sedie (ma la sabbia era confortevole ed ha reso l'appuntamento meno formale), poiché gli organizzatori hanno anche pensato a un piccolo buffet. Un'ora o poco più per seguire la conferenza, farsi firmare le copie dall'autore, curiosare intorno, scendere fino al laghetto dove ogni anno un gruppo di speleosub si spinge sempre più avanti nel seguire il corso del Timavo che scompare in un anfratto, facendo attenzione alla presenza di anidride carbonica che nei pressi dell'acqua è in percentuale maggiore che in superficie, e poi di nuovo, imbracate e in sicurezza, le circa trenta persone hanno cominciato la salita.

L'Abisso di Trebiciano, scoperto ed esplorato per la prima volta nel 1841 da Anton Frederick Lindner nel corso delle ricerche sul corso ipogeo del Timavo, che si sperava di poter sfruttare per l'approvvigionamento idrico della città di Trieste. La gita verticale è stata possibile grazie all'appoggio tecnico e logistico degli speleologi del Club Alpinistico Triestino e della Società Adriatica di Speleologia, che ha in gestione l'abisso e che ha permesso l'escursione, organizzata in collaborazione con Ediciclo Editore e con Associazione Culturale Bottega Errante.

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