E' da escludere che Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative sociali del sistema Mafia Capitale, abbia dato 125mila euro alla fondazione 'Nuova Italia' di Gianni Alemanno per puro spirito di "liberalità", in nome dei vecchi tempi passati insieme in carcere, a Rebibbia, nel 1982. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni - depositate oggi con la sentenza 46652 della Seconda sezione penale e relative all'udienza dell'undici novembre - di conferma della custodia in carcere per Franco Panzironi, l'ex amministratore delegato di Ama, la società capitolina di raccolta dei rifiuti urbani dove le regole di 'parentopoli' imponevano assunzioni e consulenze.
Ad avviso della Suprema Corte "con motivazione non manifestamente illogica", i giudici di merito hanno affermato che "deve essere evidenziata l'intrinseca inattendibilità delle dichiarazioni di Panzironi laddove sostiene che Buzzi si sarebbe determinato alle dazioni di denaro" in favore della fondazione "per puro spirito di liberalità ovvero a causa di una risalente comune esperienza carceraria con Alemanno". "L'intera vicenda processuale" di Mafia Capitale - scrive la Cassazione citando l'ordinanza del riesame del nove settembre che ha confermato il carcere per Panzironi - "dimostra in maniera inequivocabile" che Buzzi, "presidente della cooperativa 29 giugno, non ha mai corrisposto denaro se non in adempimento di patti corruttivi ovvero per acquisire vantaggi per le proprie aziende". Per quanto riguarda la presunta collaborazione di Panzironi alle indagini, la Cassazione la ha esclusa osservando che l'ex ad si è solo limitato a fornire "elementi, quali l'indicazione dell'ex sindaco di Roma, già individuati dai giudici di merito".
Quello della collaborazione, dunque, non è stato ritenuto un buon motivo per concedere all'ex ad di uscire dal carcere. Tramite l'ex ad di Ama, Alemanno - sostiene la Procura di Roma che ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex sindaco della capitale con l'accusa di corruzione e illecito finanziamento - avrebbe ricevuto, attraverso la sua fondazione, 75mila euro sotto forma di finanziamento per cene elettorali, 40 mila euro per finanziamento della stessa fondazione e circa diecimila euro in contanti. L'undici dicembre il gup deciderà sul rinvio a giudizio. Alemanno ha sempre sostenuto l'estraneità alle accuse. Quella più grave di associazione mafiosa, è stata archiviata.
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