TORINO - Quando il re Mohammed VI inaugurerà il Gran Teatro di Rabat, tra 24 mesi, i cittadini del Marocco vedranno davanti a sé l'emblema del processo di modernizzazione avviato dal Paese mediterraneo. Una 'Tour Eiffel' del Marocco, per importanza e valore iconico, la cui progettazione è stata affidata ad una star mondiale dell'architettura, la londinese Zaha Hadid. La realizzazione però, in tutte le parti interne sarà italiana, opera di Bodino Engineering.
L'azienda torinese, che nell'ultimo decennio ha avviato un importante percorso di internazionalizzazione, al termine di un lungo e complicato iter di gara ha ottenuto l'incarico per tutte le aree destinate ad accogliere il pubblico: l'auditorium, sala principale da 1.800 posti; il foyer, la zona vip e i locali regia e direzione scenica. La sfida, ardua quanto appassionante per la squadra di ingegneri e di architetti che faranno la spola tra Torino e Rabat nei prossimi due anni e mezzo, sarà di materializzare il visionario progetto di Hadid.
"Siamo pronti - dice Marco Felici, direttore del progetto -. La nostra struttura, che include l'intera filiera, dall'ufficio tecnico alla gestione, dalle officine fino alla costruzione, ci permette di confrontarci con il lavoro di maestri dell'architettura con entusiasmo e voglia di divertirci".
L'edificio, 27 mila metri quadrati destinati ad arte e spettacolo nella parte aulica della città, ha richiesto il coinvolgimento di Arup, leader mondiale nel settore dell'acustica, e dello studio di architettura di Omar Alaoui in Marocco. Un progetto internazionale, che inizia a rivelare, proprio in queste settimane, le sue forme sinuose lungo il fiume Bouregreg. L'archistar Hadid, nota in Italia per il Museo MAXXI di Roma, l'ha immaginato come una forma scultorea fluida, quasi una prosecuzione del corso d'acqua.
"Hadid - spiega Felici - disegna rivestimenti che diventano infissi e si trasformano in arredi, per continuare nel pavimento, in modo integrato". Ma una volta entrati nella grande sala da concerti, ecco la sorpresa: le linee fluide si spezzano in triangoli di superficie fonoassorbente, ricalcando la struttura ad alveare tipica delle Muqarnas, le decorazioni della tradizione medievale islamica. "Uno spazio più frammentato - aggiunge il project director -. Qui la sfida sarà rendere la sala efficiente e performante al 100%". Il Marocco si confronta per la prima volta con una realtà così avveniristica com'è la visione di Zaha Hadid. "Questo ci investe di grande responsabilità - conclude - ma siamo attrezzati anche per affrontare i lavori più complessi".
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