Dieci giornate di squalifica al
calciatore Michele Zullo e 250 euro di multa alla sua squadra,
il Sant'Angelo Limosano (Campobasso), per insulti razzisti che
tuttavia non "etichettano come assolutamente razzista" il
calciatore deferito. Si è concluso così il procedimento davanti
al Tribunale Federale Territoriale per l'episodio accaduto alla
fine del marzo scorso in Molise, durante la partita di calcio di
prima categoria tra il Sant'Angelo Limosano e il Lokomotiv
Riccia. Lamine Sow, calciatore di quest'ultima squadra, 20 anni,
originario del Senegal, aveva riferito, insieme ad alcuni suoi
compagni di squadra, di aver ricevuto insulti razzisti da un
avversario che lo avrebbe chiamato "Scimmia di merda". Ora,
quasi 5 mesi dopo i fatti, è arrivato il verdetto.
"Alla luce di quanto emerso dagli accertamenti svolti -
scrivono i componenti del Tribunale sportivo - e fermo il
principio per cui nei procedimenti di giustizia sportiva 'il
valore probatorio sufficiente per appurare la realizzazione di
un illecito disciplinare si deve attestare a un livello
superiore alla semplice valutazione di probabilità, ma inferiore
all'esclusione di ogni ragionevole dubbio', emerge, in una
sintesi complessiva, un quadro probatorio assolutamente
sufficiente per l'affermazione della responsabilità del signor
Zullo Michele".
Il Tribunale però ritiene anche di dover riportare "nel
giusto equilibrio il fatto in questione nel senso che, pur
ritenendo deplorevole e molto grave il comportamento del
deferito, ritenendo l'espressione proferita di contenuto
razzista, ma presumibilmente intervenuta quale reazione a un
intervento di gioco ritenuto falloso, non per questo può
etichettarsi assolutamente 'razzista' il calciatore deferito, in
mancanza di evidenze in tal senso, così stigmatizzando le
avverse reazioni mediatiche ricevute dal tesserato
successivamente all'accaduto".
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