Incontrando i parlamentari marchigiani, il presidente della Regione Luca Ceriscioli ha parlato anche dell'Ap di Ancona. Per Ceriscioli occorre "una tensione collettiva sulle questioni strategiche per la comunità marchigiana, allo scopo di valorizzare il rapporto con il territorio e condividere una strategia comune per la sua salvaguardia". Presenti anche il sindaco Valeria Mancinelli, l'assessore al Porto Ida Simonella, il presidente dell'Ap Rodolfo Giampieri.
È stato ribadito che la salvaguardia dell'Autorità portuale non rappresenta una battaglia di campanile tra Ancona e Ravenna, ma un'esigenza che risponde agli stessi obiettivi della programmazione nazionale. ''Non sussistono - è stato detto - motivazioni tecniche e industriali che giustifichino l'accorpamento, dal momento che l'autonomia di entrambe risponde alla logica dell'efficientamento degli scali ricercata dal Governo: Ancona e Ravenna perseguono strategie commerciali diverse e non complementari. Lo scalo dorico rientra nella programmazione europea dei collegamenti est-ovest (è uno dei cinque corridoi previsti) e svolge una funzione strategica nell'ambito della macroregione adriatico ionica (con 1 milione di passeggeri internazionali all'anno). Inoltre l'Autorità portuale ha un indice di efficienza pari a 3,1 collocandosi tra le più virtuose in Italia e garantisce 54 milioni di investimenti sul territorio, rappresentando un'importante leva per la crescita economica locale''.
I parlamentari marchigiani del Pd hanno inviato una lettera al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. "La nostra - spiega l'on. Emanuele Lodolini, primo firmatario - non è una battaglia di campanile, né spirito di conservazione. Ma di dignità per il territorio". "Non sussistono - si legge nella lettera - motivazioni tecniche e industriali che giustifichino l'accorpamento, dal momento che l'autonomia di entrambe le Authority risponde alla logica dell'efficientamento degli scali ricercata dal Governo. Ancona e Ravenna sono porti con caratteristiche e strategie commerciali diverse e non complementari. Non esistono forme di integrazione tra i due porti: Ancona ha vocazione traghettistica, Ravenna rinfusoliera. Infine, entrambi sono port core. Quello di Ancona è un porto che l'Europa stessa ha definito strategico. È nel core network. Nessuno dei 14 porti core italiani risulterebbe accorpato ad altri, tranne Bari e Taranto che tuttavia appartengono alla medesima regione". "L'Ap di Ancona - si legge ancora - ha un indice di efficienza pari al 3,16, tra le più virtuose, e garantisce 54 milioni di investimenti sul territorio. Le Marche dunque non possono rinunciare a un asset competitivo come il porto, il più strategico della Macroregione Adriatico Ionica".
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