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Porti: parte riforma per un sistema mare che rilanci Paese

ANSA/ Porti

Porti: parte riforma per un sistema mare che rilanci Paese

Delrio, 'Saremo pontile Mediterraneo, al ministero la regia'

GENOVA, 04 luglio 2015, 17:18

Redazione ANSA

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Un piano dei porti e della logistica che possa contribuire al rilancio del Paese attraverso il rafforzamento della competitività. C'è questa filosofia dietro alla riforma della portualità che il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare, su proposta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio. Il piano indica una serie di azioni: semplificazione amministrativa, efficienza nei controlli e nello sdoganamento, promozione dell'intermodalità, investimenti per ammodernare le infrastrutture. Obiettivi che saranno raggiunti mediante un coordinamento nazionale e una razionalizzazione delle politiche marittime.
    Il piano del Mit prevede che per migliorare la competitività del sistema portuale e far crescere traffici di merci e persone è necessaria "la razionalizzazione, il riassetto e l'accorpamento delle Autorità portuali" e un "coordinamento nazionale con la direzione generale unica per porti e logistica affidata al Mit".
    Tutto questo perché c'è da porre rimedio alla perdita dei traffici. Dal 2004 al 2014 i porti italiani, scrive il Mit, hanno perso il 6.5% di traffico merci e il 7% di quello passeggeri, mentre le crociere crescono del 10% l'anno. "La governance dei porti sconta uno scarso coordinamento nazionale: 24 Autorità portuali, 336 membri nei Comitati, 113 provvedimenti amministrativi all'import-export gestiti da 23 soggetti pubblici responsabili dei controlli. E' scarso il coordinamento degli investimenti: ogni Ap decide in autonomia le priorità al di fuori di un piano strategico nazionale. La qualità delle infrastrutture è scarsa: l'Italia è al 55/mo posto mondiale dopo Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Marocco, Croazia. Vi è quindi una inefficienza diffusa", che costa alle imprese in logistica 50 miliardi, sottolinea il documento di Delrio facendo un esempio. "Il viaggio di uno smartphone dall'Asia alla Ue attraverso l'Italia, dopo 17 giorni di navigazione può impiegarne 13 in più di sosta nel porto per procedimenti amministrativi in import, controlli lenti sulla merce, scarso coordinamento fra amministrazioni, inaffidabilità delle procedure".
    In questo quadro gli obiettivi da raggiungere, secondo il Mit, sono: semplificare e snellire, aumentare la competitività, la accessibilità, integrare logista e imprese, innovare, potenziare le infrastrutture, avere certezza delle risorse e puntare sulla sostenibilità per l'energia e l'ambiente.
    Così ci sarà una regia nazionale affidata alla Direzione generale unica per porti e logistica del Mit i membri dei Comitati delle Ap da 336 diventeranno 70 nei nuovi Comitati di gestione, da 113 provvedimenti amministrativi in porto e 23 soggetti pubblici responsabili dei controlli a uno Sportello unico in capo all'Agenzia delle Dogane, mentre i procedimenti amministrativi saranno in capo a un unico Sportello amministrativo, le 24 Autorità portuali saranno massimo 14 e trasformate in Autorità di sistemi portuali.
    Il piano mette a sistema 700 milioni provenienti dall'Ue, 85 milioni stanziati dal Governo per investimenti nei porti e e 600 milioni l'anno stanziati dal Governo per il trasporto via nave.
    "La vocazione dell'Italia è essere il grande pontile del Mediterraneo. la logistica vale il 15% del Pil e il cluster portuale il 2,6%. La cosa più importante è riportare al ministero delle Infrastrutture il coordinamento e l'autorizzazione degli investimenti in modo che rispondano a un disegno nazionale".
   

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