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Whirlpool-Indesit, 1.350 esuberi

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Whirlpool-Indesit, 1.350 esuberi

Uilm, chiudono impianti Caserta e Albacina di Fabriano

ANCONA, 16 aprile 2015, 13:30

Redazione ANSA

ANSACheck

WHIRLPOOL DIFENDE PIANO, INVESTIAMO 30 MLN SU NAPOLI - RIPRODUZIONE RISERVATA

WHIRLPOOL DIFENDE PIANO, INVESTIAMO 30 MLN SU NAPOLI - RIPRODUZIONE RISERVATA
WHIRLPOOL DIFENDE PIANO, INVESTIAMO 30 MLN SU NAPOLI - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Due ore di sciopero dalle 10:30 alle 12:30, con presidi davanti alle fabbriche, sono stati indetti per il 27 aprile negli stabilimenti Indesit di Albacina e Melano, nella sede centrale e uffici di Fabriano e Ca' Maiano, in concomitanza con l'incontro fra Whirlpool e Coordinamento sindacale al ministero dello Sviluppo economico. Lo hanno annunciato Fim, Fiom e Uilm insieme alle Rsu. Lo sciopero rientra nel pacchetto di 12 ore proclamato a livello nazionale contro l'annunciata chiusura degli stabilimenti di Carinaro (Caserta), Albacina e None, e contro il piano da 1.335 esuberi. I sindacati vogliono anche sapere dall'azienda qual'è il piano per il settore impiegatizio. 

Mentre il ministro Federica Guidi lavora in vista del tavolo di lunedì e il premier Renzi ribadisce ancora attenzione alla vertenza Whirlpool, il presedente della commissione lavoro al Senato Maurizio Sacconi ha convocato oggi l'ad di Whirlpool Davide Castiglioni e i sindacati Fim, Uilm, Fiom e Ugl per due audizioni separate. Tanto separate che durante l'attesa, fuori dalla commissione, le due delegazioni sono rimaste strategicamente distanti. Come distanti sono rimaste le loro posizioni. Castiglioni ha continuato a difendere il Piano, ricordando che, oltre ai 500 milioni, la Whirlpool ha stanziato altri 30 milioni sulla sua fabbrica di Napoli per lanciare la nuova piattaforma sulle lavatrici. I sindacati hanno ribadito che è inaccettabile pensare alla chiusura dello stabilimento di Carinaro (Caserta) dove verrebbero mandati a casa 815 operai con effetti devastanti in un territorio già impoverito.

Il segretario Nazionale della Fim Michele Zanocco ha toccato un punto cruciale, ricordando i soldi che la Whirlpool ha ricevuto dallo Stato: "dalla Regione Campania finanziamenti a fondo perduto per oltre 15 milioni di euro relativi ai fondi europei 2007/2013", per non parlare che il nuovo Piano industriale a fronte di 500 milioni di investimenti costerà allo Stato "200 milioni in ammortizzatori sociali. Insomma lo Stato paga per licenziare" ha detto. Sugli aiuti ricevuti dallo Stato fa riferimento anche il capogruppo Pd in commissione lavoro Annamaria Parente: "chiediamo all'azienda, che ha anche usufruito degli incentivi statali, uno sforzo in più in termini di responsabilità sociale: è necessario mantenere una produzione nello stabilimento di Carinaro". Mentre Maurizio Sacconi parla di "piano interessante, ma da correggere". Sulle correzioni sta lavorando il ministro Guidi: "considero il Piano un punto di partenza e non di arrivo" ha detto oggi. "Il governo, si impegna a trovare tutte le possibili soluzioni per cambiare quello che non ci piace, cioè l'impatto occupazionale", ha aggiunto. Intanto le opposizioni accusano il governo di "indifferenza" e "negligenza". "Con l'acquisizione da parte di Indesit, è stato trasferito di fatto all'estero il destino di un pezzo importante della nostra economia e del suo grande indotto. Il tutto nella totale indifferenza del Governo Renzi" afferma il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. "Il governo si è limitato a fidarsi delle sole promesse dell'ad della Whirlpool, senza chiedere le necessarie e minime garanzie per salvaguardare i posti di lavoro" attaccano i 5 Stelle.

Sulla vicenda Whirlpool è intervenuto anche Diego della Valle: "vedo in tv il simbolo Indesit e penso a Vittorio Merloni, un amico per me, un maestro, un uomo che alle Marche industrialmente ha dato tanto. Penso al dispiacere che avrebbe lui nel vedere una cosa di questo tipo" ha detto. Mentre tutti i riflettori sono puntati su Whirlpool un'altra vertenza difficile si sta profilando. Ed è quella della catena di Mobili Mercatone Uno, ora in amministrazione straordinaria, dove sono a rischio 1.360 porti di lavoro. "Mercatone uno come Whirlpool Indesit", fa notare la Fisascat Cisl.

"L'azienda deve assolutamente tornare indietro. Il suo comportamento è a dir poco vergognoso". Così Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, parlando della vicenda Whirlpool-Indesit. ''I tagli al lavoro sono cose serie, non si viene nel nostro Paese per fare man bassa e poi decidere di licenziare'', ha aggiunto. "La vertenza Whirpool è solo all'inizio, è importante poter fare un confronto sul piano

industriale e trovare soluzioni che consentano di evitare licenziamenti anche dopo il 2018", ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini.

Rotte le trattative sul piano da 1.335 esuberi alla Whirlpool.
Fim e Uilm hanno abbandonato il tavolo con l'azienda, e Fiom ha deciso di non proseguire il confronto da sola. I sindacati hanno dichiarato 12 ore di scioperi articolati. Il ministro Federica Guidi ha convocato il tavolo istituzionale per il 27 aprile, e Whirpool ribadisce: ''siamo pronti ad un confronto ampio e trasparente con tutte le parti'', ma il piano è ''solido e valido'', e garantirà uno sviluppo sostenibile all'azienda in Italia. 

Posizioni diverse sulla conduzione della trattativa con l'azienda ma uniti nel proclamare 12 ore di sciopero. E' la decisione presa da Fim, Uilm, Fiom e Ugl dopo che di fatto il tavolo con la Whirlpool è saltato nel momento in cui Fim Uilm e Ugl si sono alzati mentre la Fiom, che pure avrebbe voluto proseguire l'incontro, ha deciso di non proseguire da sola.  Il Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, preso atto della rottura delle trattative tra azienda e sindacati e ha convocato il Tavolo sulla vertenza Whirlpool lunedì 27 aprile alle ore 16. 

Whirlpool: ''pur non avendo avuto oggi l'opportunità di entrare nei dettagli del piano industriale per l'Italia con le organizzazioni sindacali, ha ribadito la massima disponibilità ad un confronto aperto, trasparente e collaborativo con tutte le parti coinvolte sui contenuti del piano''. Così la multinazionale in una nota. La Whirlpool è ''fortemente convinta della solidità e della validità del piano industriale, finalizzato - si legge in una nota - a dare continuità e un futuro sostenibile all'azienda in Italia, attraverso il riassetto della produzione e l'innovazione di processo e di prodotto''. 

Giuseppe Ciarrocchi (Fiom): ''Faccio il sindacalista da troppi anni per non sapere che è impossibile che un colosso come Whirlpool presenti un piano industriale per l'Italia senza che la presidenza del Consiglio e il ministero dello Sviluppo economico non ne sapessero nulla''. Così il segretario regionale della Fiom Cgil delle Marche Giuseppe Ciarrocchi. ''C'è un gioco delle parti ad alto tasso di commedia dell'arte'' aggiunge. Per questo la Fiom oggi avrebbe preferito proseguire il confronto con l'azienda, ''vedere il piano nel dettaglio''. 

Andrea Cocco (Fim): ''La priorità sono i 900 lavoratori di None e Carinaro senza prospettive industriali, oltre al tema dell'accorpamento dello stabilimento di Albacina con Melano. Whirlpool ha risposto che il suo piano è il migliore possibile, e a quel punto abbiamo ritenuto che la trattativa dovesse essere portata al tavolo ministeriale''. Lo dice Andrea Cocco della Fim Cisl di Fabriano, dopo l'incontro l'interruzione delle trattative fra Whirlpool e sindacati sul piano industriale per l'Italia. ''Bene la convocazione del tavolo al Mise per il 27 aprile - aggiunge -, perché nel 2013 con Indesit abbiamo firmato un accordo, e il ministero deve assumersi le proprie responsabilità e far rispettare quegli impegni''. La richiesta di aprire il tavolo ministeriale è stata trasmessa anche alla Presidenza del Consiglio. 

L'azienda ha annunciato 1.335 esuberi sulle aree della produzione e della ricerca (5.100 lavoratori nel complesso) mentre sui circa 1.500 dipendenti (prevalentemente impiegati) è prevista la presentazione di un piano di riorganizzazione per giugno. 

''Bisogna costruire - ha detto il numero uno della Cgil, Susanna Camusso - una soluzione che salvaguardi l'occupazione, soprattutto al Sud. Abbiamo preso atto della reazione del Governo ma vorrei ricordare che aveva salutato la fusione tra le due aziende (Whirlpool e Indesit) come un grande risultato. Credo si debba costruire una soluzione che salvaguardi l'occupazione, soprattutto al Sud come facemmo per l'Electrolux''. Anche la Cisl chiede l'impegno immediato del Governo per scongiurare le chiusure e i nuovi esuberi: ''E' importante - ha detto il numero uno del sindacato Annamaria Furlan - che il Governo si muova da subito. E' inaccettabile che i lavoratori vengano espulsi dall'azienda''. 

''Il piano Whirlpool non è stato fatto per penalizzare Indesit, ma per garantire lo sviluppo dell'azienda, ed espandere la leadership di Whirlpool. Tutti i colleghi sul territorio nazionale, dal top al lavoratore alla catena sono uguali''. Così Alessandro Magnoni, direttore comunicazione e relazioni governative Whirlpool. 

Whirlpool punta 500 milioni di investimenti sul piano in Italia per l'integrazione con Indesit Company, acquisita a ottobre 2014. E' un piano di crescita della produzione ma il prezzo è alto: chiudono la fabbrica di Carinaro (Caserta) ed il centro di ricerca di None (Torino), e gli esuberi salgono a 1.335, 395 in più rispetto ai 940 del "piano Italia" della vecchia Indesit su cui si era faticosamente raggiunto un accordo con i sindacati al tavolo con il Governo. E' dura la reazione del ministero dello Sviluppo che esprime la "forte contrarietà" del Governo "per gli aspetti legati agli impatti occupazionali". Così come è netta la reazione dei sindacati dei metalmeccanici, dalla Uilm alla Fim-Cisl ed alla Fiom-Cgil che da Fabriano sottolinea: "Questa è l'operazione fantastica di cui parlava Renzi?". Una domanda a cui Palazzo Chigi replica sottolineando come questa decisione sia "un fulmine a ciel sereno" attivandosi subito "per affrontare la situazione nelle prossime ore". L'allarme è soprattutto per gli esuberi "strutturali" per la chiusura degli impianti: 815 a Carinaro, 80 a None. E' netto il cambio di rotta sulla strategia per il rilancio del polo di Fabriano, il nucleo storico dell'impero degli elettrodomestici che era della famiglia Merloni: il piano Indesit puntava sul rilancio della fabbrica di Albacina, con l'avvio degli investimenti sancito lo scorso giugno alla presenza del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Whirlpool punta a farne "il più grande stabilimento in Europa per la produzione di piani cottura" chiudendo Albacina e concentrando la produzione sul vicino stabilimento di Melano.

E' forte l'allarme sul territorio, dal Governatore delle Marche Gian Mario Spacca ("il piano non è accettabile") al sindaco ed al vescovo di Fabriano, Giancarlo Sagramola e monsignor Giancarlo Vecerrica che sono stati al presidio degli operai che ad Albacina hanno bloccato la provinciale 256. Ma l'azienda rassicura: produzione e occupazione di Albacina si trasferiranno di 8 chilometri a Melano, con un impatto del piano sul polo che è limitato "a 30 esuberi in più" considerati "di transizione". Il polo Whirlpool di Cassinetta (Varese) è destinato a diventare il "più grande polo europeo dei prodotti in incasso", con 280 operai in più. E l'Italia "sarà il principale centro di eccellenza della ricerca e sviluppo" del gruppo "con oltre il 70% della spesa totale Emea", Europa, Medio Oriente e Africa. Nel complesso, il piano prevede una crescita della produzione in Italia "di mezzo milione di pezzi" l'anno, da 5,6 a 6,2 milioni: sarà possibile anche, nel quadro di una ridistribuzione tra i siti del gruppo (in particolare tra Italia e Polonia), riportando produzione in Italia, come "un milione di pezzi" oggi prodotti in Cina ed altri 'ceduti' dagli impianti in Turchia. 

Francesco Merloni: "Sono stato sorpreso dalla chiusura dello stabilimento Indesit di Albacina perché mi sembra ben attrezzato". Ha risposto così ad una domanda sul piano industriale della Whirlpool Francesco Merloni. "Non conosco il piano industriale Whirlpool - ha osservato -. Vedremo, bisogna guardarlo, ci possono essere luci e ombre". "Posso dire solo - ha aggiunto - che lo stabilimento di Albacina l'ho avviato io, insieme all'ing. Conti, nel 1960 e per dieci anni l'ho portato avanti, per poi passarlo a mio fratello Vittorio. Sono stato sorpreso dalla decisione di chiuderlo perché mi sembra uno stabilimento ben attrezzato per la produzione delle cucine".

 

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