Nei progetti
dell'ex a.d. Marco Milani lo stabilimento Indesit di Melano di
Fabriano - 270 addetti alla produzione di piani cottura - era
destinato alla chiusura. Un anno dopo, con decine di scioperi e
occupazioni stradali alle spalle, sotto gli americani di
Whirlpool Melano diventa ''il più grande stabilimento in Europa
per la produzione di piani cottura'', accorpando la forza lavoro
della vicina fabbrica di Albacina, su cui Milani aveva invece
fatto notevoli investimenti.
''Sì, ci chiamano 'miracolati' - dice Alfio Mattioli,
delegato Fiom nella Rsu - e apparentemente con il piano
Whirlpool partiamo avvantaggiati. Ma i dubbi sono tanti: come si
conciliano 1.335 esuberi in Italia con investimenti per 500
milioni di euro? Dobbiamo conoscere il piano nel dettaglio,
senza dimenticare che puntare sul monoprodotto, nel nostro caso
il piano cottura, è sempre rischiosissimo''. ''Ad esempio -
continua il delegato - un conto è se nello stabilimento entra un
rotolo di lamiera ed esce un piano finito; altra cosa è se
Whirlpool porta linee di montaggio: ci si mette un giorno a
smontarle''. L'azienda ha annunciato che fra i due siti di
Melano e Albacina i lavoratori coinvolti nel nuovo progetto sono
812, per produrre 2,3 milioni di piani cottura. ''Allo stato
attuale - osserva Mattioli - gli esuberi sono 250, più altri 30
che Whirlpool conta però di riassorbire nell'arco di 4 anni.
Come sindacato cercheremo soluzioni per queste 250 persone;
certo per gli 850 esuberi di Caserta sarà tutto più difficile''.
A Melano la multinazionale riporterà produzioni che erano
state delocalizzate, come i piani cottura di alta gamma in
vetroresina, mentre da Albacina altri forni di alta gamma
andranno a Cassinetta di Varese. Ma perché gli americani hanno
privilegiato Melano rispetto ad Albacina? ''Forse perché noi
produciamo blocchi speciali in acciaio inox, che Whirlpool non
ha, e perché il nostro capannone, 34 mila metri quadrati, è
tutto nuovo, con un magazzino centralizzato''. Ma oltre ai pro
ci saranno anche i contro: ''l'indotto di Albacina ad esempio,
destinato a perdere lavorazioni''. E poi c'è il grande rebus del
settore impiegatizio del gruppo Indesit, un migliaio di persone
che non conosce ancora il proprio futuro: ''un'altra possibile
'bomba''' secondo Mattioli. ''Una cosa ormai è chiara: il piano
Italia firmato da Milani era costruito per vendere Indesit, e
questo, noi, l'avevamo capito per tempo''.
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