Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Omicidio commerciante pesce, 4 arresti

commerciante pesce ucciso

Omicidio commerciante pesce, 4 arresti

Trovato morto a S.Severino Marche,2 in carcere 2 ai domiciliari

MACERATA, 24 febbraio 2015, 10:25

Redazione ANSA

ANSACheck

Commerciante ucciso: i Farina in carcere a Camerino - RIPRODUZIONE RISERVATA

Commerciante ucciso: i Farina in carcere a Camerino - RIPRODUZIONE RISERVATA
Commerciante ucciso: i Farina in carcere a Camerino - RIPRODUZIONE RISERVATA

Farina: "Ho partecipato all'agguato ma non ho ucciso" - Ha fatto il nome di un'altra persona, che avrebbe materialmente ucciso il commerciante di pesce Pietro Sarchiè con diversi colpi di pistola, il principale indiziato del delitto, Giuseppe Farina, 41 anni, catanese, in carcere con il figlio 20enne Salvatore per l'omicidio. La nuova versione l'ha fornita ai pm di Macerata Rastrelli e Ciccioli dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip. "Il nostro assistito - hanno riferito i suoi legali, gli avvocati Mauro Riccioni e Marco Massei in una conferenza stampa - ha detto: 'voglio dire la verità, voglio collaborare'. La sua è stata una scelta che ha spiazzato anche noi". Farina conferma la ricostruzione fatta dagli inquirenti ma in questa nuova versione esclude il figlio dalla scena del delitto (il giovane, invece, secondo la Procura, avrebbe bloccato con la sua auto il furgone del pescivendolo lungo la strada per Sefro, perché il padre potesse sparargli) e vi colloca invece altre due persone: il vero killer e una terza persona, che sarebbe rimasta in auto e che Farina dice di non conoscere.
   L'indagato sostiene che l'intenzione era quella di far prendere un bello spavento al commerciante, verso il quale sia lui che il presunto esecutore materiale avevano motivi di rancore. Sarchiè è stato dunque bloccato mentre viaggiava verso Sefro, dove aveva delle consegne di pesce da fare; è sceso dal furgone ed è stato affrontato da Farina e dal killer. C'è stata una discussione, il commerciante è risalito sul mezzo, ha minacciato di accendere l'altoparlante e si è chinato come per prendere il cellulare. E' a quel punto, sempre secondo la ricostruzione di Farina, che il 'killer' ha tirato fuori la pistola e ha sparato contro Sarchiè, colpendolo di striscio. Subito dopo, Farina si è messo alla guida del furgone mentre l'uomo che aveva sparato si è nascosto con il pescivendolo, ferito ma ancora vivo, nella cella frigo del furgone. Farina ha condotto il mezzo fino alla Valle dei grilli, dove, vistosi ormai perso, il 'killer' avrebbe sparato alla vittima uccidendola. L'automezzo di Sarchiè è stato trasferito in un capannone industriale di proprietà di Santo Seminara, accusato con Domenico Torrisi di averne smontato i pezzi per far sparire ogni traccia. Fin qui la verità dell'uomo, che ha indicato chiaramente il nome del presunto assassino. Saranno ora i magistrati a verificare questa nuova ricostruzione, aprendo probabilmente un nuovo fascicolo.

 La storia - E' stato ucciso da chi gli contendeva il mercato della vendita porta a porta di pesce fresco, per 'rubargli' i clienti di alcuni paesini dell'entroterra di Macerata, gente che lo conosceva e apprezzava da tempo. E' morto così Pietro Sarchiè, 62 anni, commerciante ambulante di prodotti ittici, che ogni mattina prima dell'alba partiva da San Benedetto del Tronto per il suo giro di consegne a Sefro, Castelraimondo, San Severino Marche. Oggi, otto mesi dopo il ritrovamento del cadavere semi carbonizzato nella Valle dei Grilli di San Severino, i carabinieri di Macerata, Camerino e Catania hanno arrestato i due presunti esecutori materiali del delitto e due complici: un gruppo di catanesi che covava ''risentimenti'' professionali - così ha detto il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio - nei confronti di Sarchiè.

In carcere sono finiti Giuseppe Farina, 41 anni, e il figlio ventenne Salvatore; agli arresti domiciliari Santo Seminara, 42 anni, e Domenico Torrisi, 61 anni. ''Mi impegnerò con tutte le mie forze, così come accaduto in questi otto mesi durissimi, affinché queste persone ora che sono entrate in carcere non ne escano più'' ha detto a caldo la figlia della vittima, Jennifer. La madre e il fratello sono corsi verso il carcere di Camerino sperando di veder arrivare da Catania due degli arrestati, ma poi sono tornati indietro. Pietro Sarchiè era scomparso nel nulla il 18 giugno 2014. In un primo momento si era pensato ad un allontanamento volontario, nonostante la famiglia avesse subito escluso questa ipotesi. Il 5 luglio successivo il corpo fu trovato in un campo, chiuso in un sacco nascosto sotto un materasso, fra detriti di lavori edili, mezzo bruciacchiato.

Il pm e i carabinieri di Macerata hanno ricostruito le fasi dell'agguato costato la vita al sessantaduenne. Alle 8 del 18 giugno la Y10 di Salvatore Farina ha bloccato il furgone del pescivendolo lungo la strada per Sefro, sbarrandogli la strada all'altezza della Chiesa dell'Arcangelo. Giuseppe Farina è sbucato fuori da un nascondiglio e con una pistola cal. 38 ha esploso due colpi contro lo sportello del furgone, ferendo Sarchiè in modo lieve. Poi ha fatto fuoco altre tre volte, finendo la vittima con un ultimo colpo alla testa. Quindi si è messo alla guida del furgone e ha scaricato il cadavere nella Valle dei Grilli. L'automezzo di Sarchiè è stato trasferito in un capannone industriale di proprietà di Santo Seminara, accusato con Domenico Torrisi di averne smontato i pezzi per far sparire ogni traccia. La Y10 di Salvatore Farina, ammaccata dopo l'urto con il furgone, è stata riverniciata e aggiustata.

Un particolare fra tanti testimonia la freddezza degli assassini: il giorno stesso del delitto Giuseppe Farina ha regalato a Seminara un sacchetto di pesce prelevato dal furgone del commerciante ucciso, e il resto lo ha messo in vendita. Da qualche tempo i due Farina sono rientrati a Catania: hanno tentato la fortuna aprendo una pizzeria, poi sono tornati al vecchio mestiere di pescivendoli. Alle 5 di oggi, 15 carabinieri di Catania e 20 arrivati da Macerata li hanno bloccati al mercato, in un blitz condotto anche con un elicottero e unità cinofile. Padre e figlio devono rispondere di omicidio premeditato, porto abusivo di armi, rapina, occultamento e vilipendio di cadavere. Seminara e Torrisi di favoreggiamento personale, ricettazione e riciclaggio.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

Guarda anche

O utilizza