Stefano Binda, nel suo esame durante il dibattimento per l'omicidio di Lidia Macchi, la studentessa uccisa nel gennaio del 1987, è tornato a negare di essere l'autore di quella poesia 'In morte di un'amica' che fu inviata ai genitori della ragazza uccisa alcuni giorni dopo il ritrovamento del corpo. Binda, rispondendo alle domande del sostituto pg Gemma Gualdi, ha anche negato la paternità di alcuni scritti che furono sequestrati in camera sua (per esempio un'annotazione a una versione di greco: "Stefano è un barbaro assassino") spiegando che spesso era solito portare con sé le sue agende e i suoi quaderni nei luoghi in cui andava e ha quindi ipotizzato che qualcun altro possa avervi scritto.
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