(di Alessandro Franzi)
La giunta regionale lombarda ha preso un primo provvedimento ''cautelativo'', diversi giorni dopo la notizia dell'indagine della Procura di Milano su sospette turbative di una serie di appalti nella sanità. Tre dei manager indagati sono infatti stati sospesi dai loro incarichi e sostituti da commissari, in attesa che si faccia luce sui loro comportamenti: si tratta di Mauro Lovisari, direttore generale dell'Azienda ospedaliera di Lecco, e di Paolo Moroni e Patrizia Pedrotti, rispettivamente direttore generale e direttore amministrativo dell'Azienda ospedaliera di Melegnano (Milano).
La giunta ha comunicato di aver preso questa decisione in una nota, spiegando che i commissari saranno in carica fino al 30 giugno, perché per allora sono attese le conclusioni della commissione d'inchiesta al lavoro da ieri, su richiesta del governatore Roberto Maroni, per verificare se i manager in questione si siano comportati seguendo il codice etico interno o se invece abbiano ceduto a rapporti inopportuni con quella che ormai viene definita la 'cupola' del malaffare interessata anche all'Expo.
Una forma, insomma, di ''autotutela'', hanno fatto sapere da Palazzo Lombardia, per ''l'immagine della Regione'' (che vuole inoltre accorpare i centri di acquisto) ma anche per quella degli indagati che ancora ''hanno sottolineato la loro totale estraneità ai fatti emersi in questi giorni''. Del resto la questione non può che essere anche politica, quindi serviva un segnale dopo che venerdì lo stesso Maroni aveva voluto far sua la parola ''discontinuità'' rispetto alle gestioni passate.
La maggioranza di centrodestra, Lega con FI e Ncd, ha condiviso la scelta di sospendere i manager. Dall'opposizione, Pd e M5S continuano però a sostenere che non basta e che Maroni sta agendo con ritardo. L'obiettivo è, appunto, politico: le dimissioni dell'assessore Mario Mantovani.
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