Nell'antica Ercolano il cibo migliore
era riservato agli uomini, che mangiavano molto pesce, ben di
più rispetto a tante altre popolazioni dell'antichità e circa
il doppio rispetto alle donne della loro città. E' una delle
scoperte che arriva da uno studio sui resti umani degli abitanti
della cittadina campana distrutta come Pompei nel 79 d.C.
dall'eruzione del Vesuvio. Guidata da Oliver Craig e Silvia
Soncin dell'Università di York, nel Regno Unito, con la
collaborazione, tra gli altri, del Parco Archeologico di
Ercolano, il Parco Archeologico di Pompei e il Museo delle
Civiltà di Roma, la ricerca è stata da poco pubblicata sulla
rivista Science Advances.
I ricercatori, spiega il direttore del Parco di Ercolano
Francesco Sirano, hanno preso in esame in particolare, 17 dei
340 individui i cui resti sono stati recuperati a partire dagli
anni '80 sotto i fornici che si affacciavano allora sulla
spiaggia della città. L'analisi degli isotopi stabili del
carbonio e dell'azoto degli amminoacidi che compongono il
collagene osseo ha permesso di ricostruirne la dieta con grande
precisione. "Dalle fonti storiche - spiega il professor Craig -
si recepisce che spesso vi fosse un accesso differenziato alle
derrate alimentari tra uomini e donne ma raramente vengono
forniti dati quantitativi e evidenze dirette. L'analisi degli
amminoacidi ha permesso di quantificare tali differenze e di
riflettere sulle cause". Essenziale per la riuscita dell'analisi
è stato anche un nuovo campionamento di resti botanici da
Ercolano, cereali e legumi prelevati lo scorso settembre dalla
dottoressa Soncin nei magazzini del Parco Archeologico. I
risultati isotopici ottenuti dai cereali, insieme a quelli del
collagene di specie animali e marine provenienti sono infatti
stati utilizzati per il confronto con i valori determinati per
gli umani. Un approccio, ribadiscono gli studiosi, che ha
permesso di mettere in evidenza "chiare differenze tra uomini e
donne nel consumo di pesce e prodotti animali". In particolare,
si è visto che "gli uomini ad Ercolano ottenevano circa il
doppio delle proteine dai prodotti della pesca di quante ne
ottenevano le donne. Le donne, al contrario, consumavano in
proporzione più prodotti animali rispetto agli uomini". I dati
dietetici di precisione, in termini sia di proteine che di
calorie, ottenuti grazie a questo approccio bioarcheologico
sono stati poi confrontati con quelli di popolazioni
contemporanee, e, in proporzione, il consumo di pesce ad
Ercolano è risultato essere "molto più alto di quello degli
abitanti del Mediterraneo della seconda metà dello scorso
secolo".
Gli uomini, spiega la dottoressa Silvia Soncin, "erano più
probabilmente maggiormente impegnati nella pesca e in altre
attività marittime, generalmente occupavano posizioni più
privilegiate nella società, e venivano liberati dalla schiavitù
in età più giovane rispetto alle donne. Tutti questi fattori
probabilmente facilitavano il loro accesso a prodotti alimentari
più costosi, come il pesce fresco".
La dieta seguita dagli antichi abitanti di Ercolano, interviene
Sirano "non ci racconta solo delle abitudini alimentari ma ci
mette anche di fronte ad una società organizzata secondo canoni
assai diversi da quella odierna. Un mondo dove l'accesso
abitudinario a determinati alimenti dipendeva non dalla fame o
dalla possibilità di acquisto, ma da fattori culturali: il
genere, la condizione sociale, la provenienza geografica dei
componenti della comunità locale. Ercolano si conferma un
laboratorio unico per l'avanzamento della conoscenza non solo
guardando al passato ma anche e soprattutto, direi, al futuro e
alle mille possibilità di innovazione e di miglioramento della
qualità della vita che possono derivare dall'attivazione degli
insegnamenti della storia, piuttosto che dalla semplice raccolta
di dati. Il parco Archeologico di Ercolano è impegnato nella
promozione di studi internazionali intorno alla ricostruzione
sotto molteplici aspetti di un mondo la cui vita cessò in poche
ore, ma la cui memoria attiva risuona tuttora nella mente e
nell'animo di chi voglia ascoltarla"
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