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Nuova ipotesi sull’universo, potrebbe essere chiuso

Nuova ipotesi sull’universo, potrebbe essere chiuso

Dai dati del satellite Planck forse la spia di una nuova fisica

10 novembre 2019, 13:18

Redazione ANSA

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L’universo primitivo visto dal satellite europeo Planck (fonte: ESA/LFI & HFI Consortia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L’universo primitivo visto dal satellite europeo Planck (fonte: ESA/LFI & HFI Consortia) - RIPRODUZIONE RISERVATA
L’universo primitivo visto dal satellite europeo Planck (fonte: ESA/LFI & HFI Consortia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una ricerca italiana mette in dubbio l’attuale modello cosmologico secondo il quale l’universo è piatto. Il nuovo studio propone, invece, il modello di un universo chiuso. Basato sui dati del satellite Planck dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e pubblicato sulla rivista Nature Astronomy, lo studio è firmato da Alessandro Melchiorri, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dell’Università Sapienza di Roma, Eleonora Di Valentino, dell’Università britannica di Manchester, e Joseph Silk, dell’Università Sorbona di Parigi. Prudente la risposta di parte della comunità scientifica, che ritiene opportune ulteriori analisi dei dati per la conferma del nuovo modello.

Secondo gli autori dello studio, gli indizi di un universo chiuso sono da ricercare nel modo in cui la gravità curva la luce, in particolare nell'effetto previsto dalla teoria della Relatività Generale di Einstein chiamato lente gravitazionale. E' un effetto per il quale una galassia massiccia distorce la luce proveniente da un altro oggetto posto alle sue spalle e la amplifica, permettendo di osservarlo meglio.

“Dall’analisi dei dati abbiamo riscontrato un effetto lente gravitazionale maggiore delle attese, in accordo con un modello curvo dell’universo”, ha detto all’ANSA Melchiorri. “I dati ci indicano qualcosa di strano, un’anomalia, e come scienziati - ha aggiunto - dobbiamo capire a che cosa sia dovuta. Potrebbe, ad esempio, essere la spia di una nuova fisica”.

Cauto il commento di Antonio Masiero, fisico teorico e vicepresidente dell’Infn, per il quale “questo studio mostra ancora una volta l’enorme ricchezza di informazioni della più antica immagine che abbiamo del nostro universo. Si tratta - precisa il fisico - dell’analisi di un gruppo limitato di dati, i cui risultati mettono in discussione l’intero impianto della teoria standard dell’origine e dell’evoluzione dell’universo”. I risultati, quindi, “inducono alla cautela, e soprattutto richiamano alla necessità di avere molti nuovi dati a disposizione. La ricerca italiana - ha concluso Masiero - è in prima linea su questa frontiera della conoscenza, sia come studio teorico che come partecipazione ai più significativi progetti internazionali, come lo stesso Planck e in futuro LiteBIRD, per lo studio della radiazione di fondo cosmica con esperimenti nello spazio”.

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