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Sisma, da Teramo ad Amatrice per amore

da teramo ad amatrice per amore

Sisma, da Teramo ad Amatrice per amore

Azienda agricola distrutta ma 80 ovini sono vivi, serve stalla

TERAMO, 25 settembre 2016, 10:00

Redazione ANSA

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Sisma: un mese dopo, per non dimenticare - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sisma: un mese dopo, per non dimenticare - RIPRODUZIONE RISERVATA
Sisma: un mese dopo, per non dimenticare - RIPRODUZIONE RISERVATA

Fabrizia Placa e Stefano Belà sono due ragazzi giovani, innamorati. Quell'amore che circa un anno fa ha spinto Fabrizia a lasciare Teramo, la sua città, per trasferirsi ad Amatrice con Stefano e costruire lì la loro vita insieme. Un nuovo lavoro in un bar per lei, il desiderio di realizzare un'attività insieme, la decisione di investire i loro risparmi in una piccola impresa agricola. Poi il terremoto, che ha spazzato via tutto, e adesso la speranza che le istituzioni intervengano in tempi rapidi e consentano loro di ripartire garantendogli anche uno stallo per ricoverare quegli 80 capi di bestiame che si sono salvati dal sisma, ma che adesso devono essere protetti dal freddo. Quella di Fabrizia e Stefano, 27 anni lei e 30 anni lui, è una delle tante storie simbolo del terremoto.

"Erano quattro mesi che avevamo aperto l'azienda agricola a S.Tomasso (piccola frazione di Amatrice, ndr) - racconta Fabrizia a un mese dal sisma - eravamo felicissimi, avevamo trovato il posto adatto per poterci sviluppare, per portare avanti il nostro allevamento di ovini. E piano piano avremmo incrementato con un trattore, con dei mezzi. Avremmo anche restaurato quello che c'era rimasto. La casa era molto grande, circa 300 metri quadri. Metà sarebbe stata azienda agricola e metà la nostra abitazione. Avevamo anche un pagliaio, una stalla per l'inverno. Eravamo tranquilli e invece non abbiamo avuto il tempo di fare tutto questo". A spazzare via tutto è bastato un attimo. Una lunga interminabile scossa che ha distrutto i loro sogni. "Erano solo pochi giorni che eravamo andati a stare in quella casa - continua Fabrizia - Fino a poco tempo prima abitavamo ad Amatrice con la nonna del mio ragazzo, che purtroppo non ce l'ha fatta". Dell'attività che avevano messo in piedi sono rimaste solo quelle 80 pecore, che, visto il caldo, erano fuori dalla stalla. "Adesso speriamo di ripartire - conclude Fabrizia - Dopo il terremoto sono tanti gli enti che ci hanno chiamato per sapere qual è il nostro problema, di cosa abbiamo bisogno: il Comune, la Asl, la Regione, la Coldiretti. Non è che non voglio avere fiducia, però nel momento in cui arrivano siamo tranquilli, quindi adesso aspettiamo. Se ti muovi da solo rischi un abuso edilizio, nonostante l'emergenza. Comunque dicono che arriverà per noi un container abitativo, e dicono un giorno anche una copertura tramite Coldiretti, Asl o Regione".

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