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Palladio e l'architettura industriale del Rinascimento

Palladio e l'architettura industriale del Rinascimento

A Vicenza la mostra 'Acqua, terra fuoco' tra brevetti e imprese

VICENZA, 13 novembre 2022, 14:37

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'Ade per Tiziano non ha l'aspetto di una città in fiamme come di solito veniva raffigurato, ma nell'Orfeo e Euridice dipinto intorno al 1510 prende le forme di un altoforno affiancato da ruote idrauliche che ne azionano i mantici, simile a quelli che gli erano familiari nella zona di Pieve di Cadore, il suo paese natale. L'opera del maestro della pittura campeggia in una delle ricche sale del Palladio Museum di Vicenza, tra una enorme allegoria di Francesco Bassano, pergamene, riproduzioni di modellini, attrezzi di lavoro e pezzi di artigianato di pregio per raccontare l'importanza del fuoco dei forni e delle fucine per produrre mattoni, legna da carbone o fondere metalli. Al fermento di energie e di idee che fecero dell'entroterra della Repubblica dei Dogi lo scenario di un miracolo imprenditoriale senza pari è dedicata la mostra 'Acqua, Terra, Fuoco. L'architettura industriale nel Veneto del Rinascimento', in corso fino al 12 marzo.
    I tre elementi, dunque, si snodano in un allestimento ben congegnato come chiave di lettura di uno sviluppo economico che ebbe nella seta il suo settore di eccellenza. Proprio per questo quando dieci anni fa il Palladio Museum aprì le sue porte nel cortile venne piantato un albero di gelso. "Senza la ricchezza prodotta dalle seterie e dalle fabbriche del Nord-Est di cinque secoli fa Andrea Palladio non avrebbe potuto creare ville e i palazzi oggi oggetto dell'ammirazione universale", osserva il direttore Guido Beltramini. La curatrice Deborah Howard, massima specialista di architettura veneziana del St. John's College di Cambridge, ha preso le mosse dal boom di brevetti di macchinari e ingranaggi (Venezia nel 1474 fu la prima a regolare con una legge la protezione delle invenzioni). Dai 126 della prima metà del Cinquecento secolo salirono a 486 nella seconda metà del secolo. "Ho voluto dimostrare - spiega la studiosa - che in quel periogo c'è stata una sorta di rivoluzione industriale perché il numero di nuove invenzioni è quasi uguale a quello registrato alla fine del Settecento durante quella che viene considerata la vera rivoluzione. E ho cominciato a cercare i luoghi dove si svolgevano queste attività nel tardo Rinascimento perché non se ne sa quasi nulla. E' l'epoca che coincide con la maturità di Palladio".
   

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