"L'averlo scritto in Costituzione ci ricorda solo che lo dobbiamo fare. Non è di per sé il modo di averlo fatto. Lasciatelo dire a me che ho scritto testi costituzionali fin da piccolo ma tante cose so che accadono se gli uomini e le donne le sanno volere e li mettiamo in condizione di volerle". Così a Cogne il presidente della Consulta, Giuliano Amato, al termine della sua lectio magistralis dal titolo 'Tutela dell'ambiente. Lo abbiamo scritto in Costituzione. Ci riusciremo?' in occasione del Gran Paradiso Film Festival diretto da Luisa Vuillermoz.
"Nulla oggi nel mondo è eguagliabile - ha detto Amato - all'impegno che richiede la tutela dell'ambiente in funzione di sostenibilità in tutte le sue manifestazioni e quindi di vivibilità nel nostro pianeta".
"La mia conclusione - ha spiegato - è che forse ci può aiutare a garantire l'osservanza di queste regole, che tutti devono osservare, rendere più bello, più ricco, più articolato l'edificio di una democrazia che oggi lasciamo agli urli che non conosciamo dei social, ai comunicati e ai battibecchi fatti a distanza".
La tutela dell'ambiente, ha spiegato Amato, è "un bene comune dell'intera umanità. Per la nostra parte io immagino istituzioni di governo che lavorano tutte per questo bene comune. Ma tutte sono essenziali, perché le regioni, i comuni, i miei amministratori regionali e locali sono lì, sono più vicini, possono convincere e farsi convincere di più".
Ambiente: Amato, se lo amiamo essere nazionalisti non ci serve
"Ci piaccia o non ci piaccia, i confini - ha detto Giuliano Amato - non ci sono in materia ambientale. Possiamo essere nazionalisti perché amiamo l'Italia, ma se amiamo l'ambiente essere nazionalisti non ci serve e non ci basta. Cerchiamo di comportarci bene noi, ma è importante che tutti si comportino allo stesso modo. E quindi ecco la realtà davanti alla quale siamo".
"Supponiamo - ha ipotizzato il presidente della Corte costituzionale - che gli Stati si trovino tutti d'accordo nel stabilire regole comuni, come faremo a garantirne l'osservanza? Questa è la domanda a cui nessuno per ora ha cercato di rispondere. Si fanno le costituzioni, le leggi, le direttive, le si mette ciascuno nella propria gazzetta ufficiale e poi Palazzo Chigi fa i suoi comunicati di pubblicità progresso e sui social esce l'ira di Dio, in tutti i sensi. Chi di noi è influenzato e soprattutto da chi, noi non riusciamo a saperlo. I canali di una volta dei vecchi partiti non ci sono più". "Io da tempo sono convinto, e non son il solo, che chi governa - ha aggiunto - deve imparare a intrattenere rapporti con i suoi cittadini molto più intensi, continuati, di ascolto oltre che di risposta data prima ancora di ascoltare la domanda. Il momento elettorale ha senso se è parte di un processo, non se è l'unico momento a cui la partecipazione è affidata".
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