I ventiquattro posti aggiuntivi
allestiti lunedì scorso nella palestra delle ex scuole Bellesini
sono stati immediatamente occupati da altrettanti richiedenti
protezione internazionale. A quanto riferisce Chiara Aliberti,
volontaria dell'Assemblea antirazzista, che gestisce il
dormitorio supplementare messo a disposizione dal Comune, gli
ospiti arrivano soprattutto dal Pakistan, dal Marocco, dalla
Tunisia e, in misura minore, Egitto. Tra loro - si apprende -
diversi sono lavoratori.
"C'è qualcuno che arriva tardi la sera, perché fa il
cameriere nei locali di Trento, altri partono presto la mattina
perché fanno i muratori - spiega Chiara - Lavorare quando si
dorme in strada non è solo difficile, a mio parere è una
condizione in netto contrasto con la Costituzione, che ci
obbliga ad assicurare dignità ai lavoratori", spiega Aliberti.
Il dormitorio è stato aperto dal Comune in via emergenziale
visto l'improvviso abbassamento delle temperature. Al suo
interno, si alternano volontari dell'Assemblea antirazzista,
riferimento locale dell'associazione Melting pot Odv, e del
Collettivo rotte balcaniche, formato soprattutto da studenti
universitari. In tutto i posti per richiedenti protezione
internazionale finanziati dall'amministrazione cittadina sono
48.
"Molti richiedenti protezione internazionale presenti sul
territorio lavorano. Secondo la legge, è possibile farlo passati
60 giorni dalla formalizzazione della domanda di protezione
internazionale. È chiaro che questo sistema è inumano perché,
paradossalmente, costringe a vivere senza diritti persone che
lavorano e contribuiscono al Pil provinciale. L'accoglienza
trentina dovrebbe cambiare radicalmente, sia distribuendo su
tutto il territorio trentino i nuovi arrivati, sia considerando
i richiedenti protezione internazionale non solo come mera forza
lavoro, ma come cittadini", afferma il sindaco Franco Ianeselli.
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