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Vallombrosa, è 'strage' alberi di Natale

Vallombrosa, è 'strage' alberi di Natale

15mila piante cadute.Tempesta 10 giorni fa ha cambiato paesaggio

FIRENZE, 20 marzo 2015, 21:46

Redazione ANSA

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Inspection over the nature reserve of Vallombrosa - RIPRODUZIONE RISERVATA

Inspection over the nature reserve of Vallombrosa - RIPRODUZIONE RISERVATA
Inspection over the nature reserve of Vallombrosa - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Michele Giuntini) Le prime stime, disponibili adesso, sono impietose: si parla di 15.000, forse anche 20.000 alberi abbattuti in una notte dal vento nella foresta di Vallombrosa. Il paesaggio è cambiato. In terra fusti di abeti ultracentenari distrutti, sradicati, sollevati e mandati giù da raffiche che hanno raggiunto i 150, 160 chilometri orari, un uragano che per ore si è tenuto sui 100 all'ora. Solo dopo giorni si cominciano a vedere bene i danni causati dalla tempesta del 4 e 5 marzo nella riserva a sud di Firenze che si estende per 1.500 ettari tra 600 e 1400 metri sul mare e che è tra gli scrigni naturalistici più studiati e di maggior pregio. "Non si può essere ancora più esatti perché il bosco è impenetrabile e non ci possiamo avvicinare, è rischioso; abbiamo liberato una strada ma le altre sono ostruite e ci sono piante pericolanti dappertutto", spiega Luca Torrini del Corpo Forestale dello Stato e direttore della 'riserva naturale biogenetica' di Vallombrosa. "Da alcune zone si sono aperti panorami mai visti sulla valle dell'Arno", dice ancora. "Finché il bosco rimane chiuso - spiega - le piante si autosostengono come se fossero un corpo unico, e il vento non fa danni. Ma qui è successo che la tempesta abbia fatto breccia tra gli alberi e a quel punto le raffiche dell'uragano si sono infilate ovunque disfacendo ettari di coltivazione". Il danno è incalcolabile. A Vallombrosa si coltiva soprattutto abete bianco, conifera, e faggio, una latifoglia che invece ha retto meglio al vento. Le 'abetine' invece vengono piantate fitte e crescono, nei decenni, a distanza ravvicinata. Se ne casca una, vengono giù anche quelle più prossime in un effetto domino disastroso. "In una notte si sono persi 40, 50 anni", spiega il dirigente forestale: "Nulla per i tempi della natura, impressionante per i ritmi odierni. A memoria locale mi dicono che un disastro del genere non c'era stato da 80 anni e molto inferiori sono stati i disastri del novembre 2013 quando 5.000 piante andarono a terra per un'altra tempesta, e nel 1985 per la neve". Una distruzione che "per noi forestali significa dover aggiornare il piano di gestione. La coltivazione della foresta non è compromessa ma un intervento deciso oggi, viene valutato da un mio successore tra 30, 40 ,50 anni". La foresta di Vallombrosa, simbolo contemporaneo di selvicoltura - dopo i monaci benedettini, fu presa in carico dallo Stato Regio, dall'Unità in poi - è ferita a morte e fa tristezza ai primi gitanti che hanno deciso di rendersi conto di persona dell'accaduto, con l'atteggiamento di chi nel passato andava dove c'era stata una recente battaglia. Nel disordine di piante stroncate e giacenti a terra ovunque, tra le vittime illustri c'è anche una 'scorta' immensa di alberi di Natale. Non è la produzione principale della riserva ma rende l'idea. Dall'abete bianco storicamente si ricava legname per edilizia (travi), per la nautica, cellulosa per l'industria cartiera, cippato per l'energia alternativa, materiali per mobilifici e altre applicazioni industriali. Ora ci sono decine di migliaia metri cubi di legname da rimuovere. Venti chilometri di strade interne sono invasi da fusti e rami piovuti a terra, e non sono percorribili. La fauna ha perso i punti di riferimenti: sentieri percorsi atavicamente da caprioli, cinghiali, daini tassi, scoiattoli, cervi alla ricerca di cibo e acqua sono ostruiti, alcuni animali sono intrappolati dai tronchi e cercano di trovare una via di uscita.

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